Reimpiego di capitali illeciti, Cosentino assolto in Appello: «Ho passato 9 anni di inferno». Pentiti sconfessati

Nicola Cosentino
Nicola Cosentino

Per quell’accusa trascorse tre anni di reclusione. Per quell’accusa fu giudicato colpevole in primo grado e rimediò una condanna a 5 anni. Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi, esce oggi assolto dalle contestazioni mosse nell’ambito dell’inchiesta ‘Il Principe e la (scheda) ballerina’ dopo un’attesa lunga nove anni. I giudici della Corte d’Appello di Napoli hanno, infatti, cancellato con un tratto di pena la sentenza di colpevolezza emessa nell’agosto del 2017 dai giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Orazio Rossi, a latere Francesca Auriemma e Marinella Graziano), prendendo così le distanze dall’articolata impostazione accusatoria che gli allora pm antimafia Alessandro D’Alessio e Fabrizio Vanorio articolarono in una requisitoria durata ben tre udienze (l’inchiesta fu avviata dall’allora pm Antonello Ardituro). «Dopo 9 anni di inferno, finalmente è finita. Sono felice dell’assoluzione, ma nessuno potrà cancellare la mia sofferenza e quella dei miei familiari», è stato il primo commento rilasciato da Cosentino all’Adnkronos.

L’imputazione contestata a Cosentino era quella di reimpiego di capitali con l’aggravante della matrice camorristica per aver agevolato il clan dei Casalesi. La storia ricostruita dalla procura ruotava attorno alla costruzione, mai avvenuta, di un centro commerciale che doveva essere denominato ‘Il Principe’. Secondo l’impostazione accusatoria, Cosentino avrebbe esercitato pressioni su una filiale romana di Unicredit per fare ottenere l’apertura di una linea di credito (un prestito da 5,5 milioni di euro) per la realizzazione del centro commerciale, struttura che sarebbe dovuta nascere nel 2007 nella zona casertana di Villa di Briano e che sarebbe dovuta servire a procurare voti al candidato sindaco Cipriano Cristiano, poi eletto. Il finanziamento venne poi bloccato dallo stesso istituto di credito perché risultò che era stato richiesto sulla base di una fidejussione falsa. In primo grado Cosentino fu assolto dall’accusa di corruzione e condannato per reimpiego di capitali illeciti aggravati dalla matrice camorristica. Già in sede di indagini preliminari vennero meno le accuse di falso e abuso di ufficio.

Nel processo di Appello il sostituto procuratore generale aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado, ma la Corte ha deciso per l’assoluzione «per non avere commesso il fatto». Una formula che lascia pensare come le argomentazioni difensive sostenute dagli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro abbiano trovato piena condivisione. «Abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura, e questa fiducia viene ripagata con questa ulteriore assoluzione per Nicola Cosentino – hanno commentato i due legali – Sapevamo che la mole di elementi a discolpa di Cosentino emersi durante il processo, avrebbero trovato una Corte attenta».

La difesa ha sempre puntato l’indice contro i racconti dei collaboratori di giustizia, gli stessi racconti sui quali invece la procura faceva leva per sostenere la colpevolezza dell’ex sottosegretario. Nello specifico la difesa ha sempre evidenziato alcuni ‘vuoti’ o errori nei narrati. Ad esempio Cosentino fu accusato di avere corrotto Mario Cacciapuoti, che all’epoca dei fatti era un dipendente del Comune di Casal di Principe. Quell’accusa poggiava sul racconto di un pentito che riferì di un avvenuto incontro tra i due. Incontro che non c’è mai stato come spiegato – nel corso del processo di primo grado – da un carabinieri che segui le indagini. Le motivazioni alla base della sentenza sono attese entro 90 giorni, passaggio necessario per capire le ragioni che hanno spinto la Corte a prendere le distanze dai pentiti e dunque dalle conclusioni della magistratura.

Questa sentenza di assoluzione segue di poco più di un anno l’assoluzione, definitiva, che Cosentino ha incassato in un altro delicatissimo processo, quello relativo a fatti concernenti l’azienda di famiglia dei Cosentino. Per via di questo filone Cosentino era stato condannato a 7 anni e sei mesi di carcere, sentenza poi cancellata dalla Corte d’Appello di Napoli il 14 ottobre del 2018 e confermata in Cassazione il 4 giugno del 2019.

A carico di Cosentino restano ora una condanna definitiva a quattro anni per per la corruzione di un agente del carcere di Secondigliano e un’altra a dieci mesi di carcere perché riconosciuto colpevole di diffamazione e violenza privata nei confronti dell’ex governatore della Campania Stefano Caldoro. E’ ancora in corso il processo per concorso esterno in associazione camorristica, cosiddetto Eco4 perché relativo alla gestione, ritenuta politico-mafiosa da parte della Dda, di uno dei quattro Consorzi rifiuti del Casertano, appunto l’Eco4. In primo grado Cosentino è stato condannato a nove anni di carcere.

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martedì, 29 Settembre 2020 - 19:51
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