Dl Sicurezza: introdurre telefoni in carcere diventa reato. Accolta la proposta di Bonafede, previste pene fino a 4 anni

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Era una norma invocata da tempo, soprattutto nell’ambiente dei sindacati di polizia penitenziaria. L’introduzione del reato per chi fa entrare un telefono cellulare in carcere è realtà grazie al Dl Sicurezza approvato ieri in Consiglio dei Ministri. Negli ultimi mesi più volte i rappresentanti degli agenti carcerari avevano chiesto che la pratica sempre più diffusa di introdurre microtelefoni o addirittura smartphone in cella attraverso i più creativi sistemi, fosse regolamentata penalmente. La risposta è arrivata ieri attraverso una innovazione normativa.

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Su proposta del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede quindi viene introdotto il reato per chi introduce in carcere un cellulare a un detenuto: la pena va da 1 a 4 anni sia per chi lo introduce sia per chi lo riceve. Nel regime precedente al decreto sicurezza il reato si configurava come illecito disciplinare sanzionato all’interno del carcere. Sono 1.761 i telefoni rinvenuti dalla polizia penitenziaria nelle carceri italiane fino al 30 settembre scorso. In pratica, 200 al mese, oltre 6 al giorno. Il fenomeno è esponenzialmente in crescita: nei primi nove mesi del 2019 erano stati 1.206 e a fine settembre 2018 solo 394. Per chi agevola il detenuto al 41bis nelle comunicazioni con l’esterno (anche di tipo diverso da quelle con cellulare) la pena è alzata da 1 a 4 anni a 2 a 6 anni. Nei casi di ipotesi aggravata (ovvero se il reato è commesso da pubblico ufficiale, da incaricato di pubblico servizio o da chi esercita la professione forense) il reato passa 2 a 6 anni a 3-7 anni.

«Accogliamo con cauto ottimismo l’annuncio del Consiglio dei Ministri dell’approvazione del decreto legge che prevede le sanzioni per chi introduce e detiene telefoni cellulari in carcere – afferma Aldo di Giacomo del S.PP. –   Era una notizia attesa da tempo e che arriva oltre due anni dopo l’insediamento di Alfonso Bonafede a Via Arenula. In attesa di leggere il testo integrale, l’auspicio è che il decreto abbia accolto le nostre proposte e richieste avanzate già negli anni precedenti e possa davvero contribuire ad arginare un fenomeno, quello delle comunicazioni vietate dal carcere, che rappresenta un pericolo per la società, tanto evidente quanto trascurato fino ad ora».

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martedì, 6 Ottobre 2020 - 11:05
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