Ordinanza anti-Movida, esercenti campani in rivolta. Russo (Confcommercio): «Un nuovo danno per i commercianti»

Pasquale Russo, direttore di Confcommercio Campania
di Bianca Bianco

Dall’inizio del lockdown al 30 agosto gli esercenti campani hanno perso in media sino al 50% del fatturato. I numeri sono forniti dalla Confcommercio Campania e danno la concreta idea della forte crisi vissuta da commercianti e imprenditori alle prese con le conseguenze economiche dell’emergenza Coronavirus. A complicare le cose è arrivata l’ordinanza della Regione che, con l’obiettivo di contenere i contagi, e collegando questi ultimi alla Movida che è ripresa a ritmi forsennati quest’estate, ha imposto la chiusura dalle 23 durante la settimana e dalle 24 nei fine settimana per ristoranti, bar, pub. Una mannaia sugli esercenti, spiega il direttore di Confcommercio Campania Pasquale Russo, che ha deciso di organizzare una manifestazione di protesta davanti a Palazzo Santa Lucia per domani mattina alle 11. La manifestazione coinvolgerà, nel rispetto delle misure di distanziamento, decine di commercianti e imprenditori della Regione, pronti a chiedere al governatore De Luca il ritiro dell’ordinanza che, spiega Russo «è assolutamente inutile». 

Direttore Russo, perché si protesta?
«Perché è l’unico modo che abbiamo di manifestare il nostro disagio per questa ordinanza. Abbiamo chiesto più volte un incontro con il governatore De Luca, non abbiamo mai ottenuto risposta. Non veniamo convocati e per questo manifestiamo, nonostante non sia nostra abitudine protestare. Ma il momento lo richiede, gli esercenti sono esasperati».

Confcommercio sottolinea, in particolare, che questo provvedimento non serve a raggiungere l’obiettivo di limitare i contagi. 
«Esatto. Si indicano ristoranti, bar, pub come luoghi in cui si amplificano i contagi ma non è vero, anzi. In primo luogo perché i titolari delle attività stanno rispettando i protocolli, in secondo luogo perché i rischi proliferano all’esterno, nei luoghi della Movida, e non all’interno dei locali dove invece non vi sono casi di assembramento. Assistiamo a una banalizzazione inaccettabile».

Accusate la Regione di essere sorda alla vostre richieste.
«Chiediamo un incontro da quando è stata emanata l’ordinanza, senza risposta. Un atteggiamento che ci lascia perplessi perché non si può prendere un provvedimento del genere senza un dialogo con le categorie interessate. Eppure avevamo incontrato De Luca pochi giorni prima sul tema della sospensione degli eventi e ci aveva assicurato che ci sarebbe stato costante confronto. Tre giorni dopo è arrivata l’ordinanza». 

Un’ordinanza che, sostenete, è inutile e danneggia ulteriormente gli esercenti campani.
«Secondo le nostre stime, dal lockdown al 30 agosto si è perso in media il 50% del fatturato. Le piccole imprese stanno resistendo tra mille difficoltà e il rischio di chiusura è palese, si va avanti già con grande fatica, per questo l’imposizione della chiusura anticipata non solo non risolve il problema sanitario, perché induce le persone ad assembrarsi fuori non potendo stare nei locali, ma amplifica quello economico. Questa ordinanza non produce affatto una riduzione del rischio di contagi, ma pesa solo sulle spalle di chi è già provato dalla crisi».

Una crisi cui la Regione ha provato a rispondere con aiuti economici. Sono stati sufficienti? 
«No. Tante imprese non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione, altre non hanno ancora ottenuto i finanziamenti superiori a 25mila euro. In più si dimentica che a metà mese questi imprenditori dovranno pagare le tasse».

Se domani De Luca dovesse accogliere la vostra richiesta di incontro, porterete una proposta concreta?
«Prima di tutto chiederemo di ritirare l’ordinanza e poi di trovare insieme un modo diverso per arginare l’epidemia. Gli esercenti campani sono disposti a collaborare segnalando quelle aree in cui si verificano pericolosi assembramenti e continuando a rispettare i protocolli di sicurezza». 

giovedì, 8 Ottobre 2020 - 15:37
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