Pedopornografia, arrestato carabiniere in servizio a Napoli: usava il pc dell’ufficio per collegarsi ai siti online

Un sequestro della polizia eseguito durante un'operazione contro la pedopornografia

Pensava che la ‘divisa’ lo avrebbe protetto. Che mai nessuno avrebbe messo in discussione la sua integrità. Invece l’inchiesta ‘Scacco Matto’, che questa mattina ha dato un altro colpo alla pedopornografia online, gli è costato caro: un carabiniere in servizio a Napoli è tra gli indagati dalla procura della Repubblica di Catania. Secondo l’accusa avrebbe utilizzato il computer del suo ufficio, quindi di proprietà dell’Arma, per connettersi online e accedere al materiale illecito. Per il carabiniere è scattato anche l’arresto.

E’ uno degli spaccati ricostruito nell’indagine sfociata in decine e decine di perquisizioni, con annessi sequestri: le verifiche sono state condotte a Bolzano, Brescia, Catania, Chieti, Como, Lecco, Milano, Napoli, Parma, Pisa, Roma, Savona, Sassari, Torino, Treviso e Varese oltre che in altre città straniere. Gli indagati complessivamente sono 20, per tre di questi è scattato l’arresto (due a Napoli, tra i quali il carabiniere, e uno a Pisa).

Centrale nell’attività di indagine è stato il ruolo svolto da alcuni poliziotti che si sono infiltrati nella rete di pedofili, riuscendo così a superare la barriera dell’anonimato garantito da sistemi come come Tor e Vpn e da servizi di messaggistica crittografata. Grazie a questi strumenti, gli indagati si scambiavano foto e video di natura pedopornografica, catalogati in base a criteri di età, sesso ed etnia, con contenuti raccapriccianti di abusi su minori, anche neonati, alcuni dei quali vittime di pratiche di sadismo. In diverse occasioni gli investigatori hanno raccolto i racconti di pedofili sulle loro esperienze sessuali con minorenni. Durante le indagini agenti della Polizia Postale di Catania e del Centro Nazionale di contrasto alla Pedofilia online (Cncpo) di Roma, grazie ad una meticolosa ricerca, raccolta e analisi di dati, sono riusciti anche a localizzare alcuni dei luoghi degli abusi e ad identificare tre vittime minorenni. Agli indagati sono contestati i reati di pornografia minorile, detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e istigazione a pratiche di pedofilia.

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sabato, 10 Ottobre 2020 - 18:28
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