Lo scandalo Palamara ridisegna gli equilibri nell’Associazione nazionale magistrati e regala ad Area una vittoria storica e a Magistratura indipendente, la corrente più a destra ma anche quella più ‘moderata’ e cauta rispetto al tema delle espulsioni del Csm scaturito dal caos, una nuova ‘primavera’.
Mi risale nei consensi rispetto a 4 anni fa
Rispetto alle elezioni del 2016, che videro Mi arretrare nei consensi rispetto al 2012, oggi la corrente di destra delle toghe risale la china delle preferenze ed è l’unica tra i gruppi scesi in campo nella tornata elettorale chiusasi ieri, martedì 20 ottobre, a poter vantare un aumento di voti: 1648 rispetto ai 1589 di quattro anni fa. E pensare che, insieme a Unicost, Mi è stata travolta dello scandalo, e ha pagato anche il prezzo più alto: non solo ha perso un importante numero di consiglieri del Csm (tre) ma, in totale rottura con la linea dura di ‘Area’, era anche uscita dall’Anm. Il risultato, che viene salutato con soddisfazione dal segretario di Magistratura Indipendente Paola D’Ovidio («Inizia ora, dentro l’Anm, un percorso nuovo che vede Magistratura indipendente rivestire il ruolo di protagonista autorevole»), colloca Mi sul secondo gradino del podio. Il più votato della lista è stato il consigliere della Corte d’appello di Roma, Salvatore Casciaro.
Ad Area il gradino più alto del podio,
Poniz il candidato più votato tra tutti
In assoluto va meglio Area, la corrente di sinistra formata d Magistratura democratica e dal Movimento per la giustizia, che vince questa tornata elettorale conquistando il podio per la prima volta nella storia dell’Anm: il cartello ha raccolto 1785 preferenze (più di Mi ma 51 voti in meno dell’ultima tornata elettorale), confermando il risultato del 2016 che però segnò un calo di consensi rispetto al 2012. A differenza di Mi, Area – che all’interno del Csm era divenuta la forza di maggioranza insieme ad ‘A&I’ – non ha mostrato indulgenza alcuna verso i magistrati lambiti dalle intercettazioni sul caso Palamara, facendosi interprete di una linea di rigore assoluto. E proprio il presidente uscente dell’Anm, esponente di Area, è stato anche il più premiato alle urne: Luca Poniz è risultato il candidato più votato con 739 voti, il che lo proietta nuovamente alla guida dell’Anm. Soddisfatto il segretario di Area Eugenio Albamonte, per il quale il risultato raggiunto certifica «apprezzamento per la linea tenuta da Area attraverso il presidente Poniz» e «la fiducia che ci hanno dimostrato i colleghi in una fase di disorientamento e questo ci richiama alla responsabilità di fare di più e meglio nei prossimi quattro anni». Una fiducia che Area intende ricambiare lavorando, per i prossimi 4 anni, «a una giunta unitaria». Ma non sarà cosa semplice. La vittoria di Area e il tallonamento di Mi certifica la polarizzazione tra destra e sinistra nell’Anm, il che non rende facile il quadro degli accordi per la formazione del nuovo ‘parlamentino’ delle toghe.
Unicost sprofonda e dimezza la propria rappresentanza
Profondo rosso per Unicost, la corrente di cui faceva parte l’ormai ex pm Luca Palamara (il plenum del Csm lo ha espulso): il gruppo si ferma a 1212 voti e dimezza la propria rappresentanza; il candidato più votato della lista è stato il giudice del tribunale di Napoli, Alessandra Maddalena con 412 preferenze. E pensare che nel 2016 riportò una vittoria schiacciante sulle altre correnti tanto da aggiudicarsi ben 13 seggi. Eppure, nel leggere la performance di Unicost, il presidente Mariano Sciacca riesce comunque a scorgervi della luce e lascia intendere che Unicost sarà comunque un importante ago della bilancia nei rapporti tra Area e Mi: «I risultati elettorali, con i 1212 voti espressi per la lista di UpC, confermano, dopo il primo dato positivo restituito dalle elezioni dei consigli giudiziari, il consolidamento del nuovo percorso di Unità per la Costituzione, con aumento di preferenze rispetto alle elezioni suppletive del Csm del 2019 per il settore giudicante», commenta Sciacca. Sul ruolo ‘centrale’ di Unicost, Sciacca aggiunge: «Il rischio della bipolarizzazione della magistratura italiana subisce una battuta di arresto grazie a una significativa presenza di una cultura associativa costituzionalmente orientata e fattore di equilibrio e di pluralismo culturale in magistratura».
Tonfo per ‘Autonomia & Indipendenza’ orfana di Davigo
Il presidente Giorgetti accusa: «I colleghi non vogliono cambiare»
Tonfo per ‘Autonomia & Indipendenza’, la corrente fondata da Piercamillo Davigo dopo la fuoriuscita da Mi: se al voto di quattro anni fa fu la vera rivelazione, con Davigo che ebbe un sorprendente risultato personale (fu il più votato e stracciò tutti gli altri candidati), ieri la corrente è scivolata in coda all’elenco dei gruppi ‘preferiti’, piazzandosi – in termini di seggi conquistati – a pari punti con gli esordienti di “Articolo 101″, la neonata formazione che si pone in antitesi alle correnti tradizionali, ma i cui rappresentanti sono già stati in passato all’Anm sotto le insegne di “Proposta B”. Nello specifico ‘Autonomia & Indipendenza’ ha collezionato 749 voti contro i 1271 di quattro anni fa: a pesare sul pessimo risultato potrebbe essere stato anche l’assenza, tra i candidati, di Piercamillo Davigo (andato in pensione proprio ieri e di conseguenza fuori anche dal Csm), che nel 2016 trascinò letteralmente la sua corrente. Stavolta il più votato della lista è stato Aldo Morgigni, giudice della Corte d’Appello di Roma che ha portato a casa 363 preferenze. Se, è evidente, il risultato è stato deludente, il presidente del coordinamento di Autonomia&Indipendenza Anna Giorgetti commenta però con filosofia il risultato definendolo «relativamente soddisfacente»: «Ci aspettavamo un ridimensionamento rispetto alle elezioni del 2016 quando il capolista era Davigo, ma il gruppo ha tenuto», dice. E poi dà la colpa ai magistrati che hanno deciso di non votare. «Una bella fetta di magistrati si è tenuta lontano dalle urne. (….) Forse i colleghi non hanno una grande voglia di cambiamento: continuano a premiare gruppi portatori di logiche correntizie molto più evidenti. Un ‘colpo di reni’ per un cambiamento non c’è stato, ma per tutti i cambiamenti culturali ci vuole tempo».
Gli esordienti di ‘Articolo 101’
‘Articolo 101’, al suo debutto, ha collezionato 651 voti: il gruppo ha nel suo programma la chiusura delle correnti e il sorteggio per il Csm. Il più votato in questa lista, con 296 preferenze è stato Andrea Reale, Giudice del Tribunale di RagusaTrentuno, infine, i voti nulli e 25 le schede bianche.
La composizione in seggi del nuovo ‘parlamentino’
Il nuovo parlamentino, composto da 36 membri, si riunirà il 7 novembre per eleggere la giunta e il presidente. I seggi saranno così ripartiti: 11 ad Area, 10 a Magistratura Indipendente; 7 a Unicost, 4 ad ‘Autonomia & Indipendenza’ e 4 ad ‘Articolo 101’. Nel precedente Comitato direttivo centrale Unicost aveva 13 seggi, Area 9, Magistratura Indipendente 8 e Autonomia e Indipendenza 6. Da sottolineare che il nuovo ‘parlamentino’ sarà composto in grande maggioranza da giudici (25) rispetto ai pm (11). Ultima nota: alle urne (telematiche) si sono recati 6.101 magistrati sui 7100 che si erano prenotati, un numero inferiore all’affluenza del 2016.
mercoledì, 21 Ottobre 2020 - 13:40
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