Odissea lavoratori ex Jabil, i sindacati chiedono di fermare le assunzioni in Softlab. Dichiarato lo stato di agitazione

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Immagine di repertorio

Entrano in stato di agitazione i circa 200 lavoratori della Softlab di Caserta, società di informatica che ha assunto, begli ultimi due anni, i 160 dipendenti fuoriusciti dalla Jabil di Marcianise (gli ultimi 50 a settembre). Per ogni addetto assunto, Softlab ha ricevuto 30mila euro da Jabil, somma calata negli ultimi mesi; fino all’inizio del 2020 infatti, per ogni addetto Jabil preso, Softlab riceveva 80mila euro. Un meccanismo rodato ma che si è inceppato nelle ultime settimane e che ha determinato lo stato di agitazione dichiarato dai sindacati dei metalmeccanici che interrogano l’azienda sul futuro di Softalab che ha assunto oltre un terzo dei 350 lavoratori che Jabil ha deciso di licenziare e aveva legato le assunzioni alla realizzazione di uno stabilimento nell’area industriale di Marcianise: progetto in alto mare.

Così il futuro per i lavoratori Jabil ricollocati in Softlab, resta un rebus, mentre i 130 addetti Jabil ancora da ricollocare, per ora restano fermi e non se la sentono di passare.

«La Softlab – scrivono in una nota le sigle Fiom-Cgil, FIm-Cisl, Uilm e Uglm – aveva prima preannunciato che stava definendo i dettagli per il contratto di affitto del capannone per avviare il sito produttivo a Marcianise, successivamente ha dichiarato che non è stato ancora individuato il sito e che ci vogliono ulteriori approfondimenti. A questo punto quali sono le reali intenzioni della Softlab? Quali sono i tempi circa la realizzazione del sito produttivo che deve nascere a Marcianise? E’ bene ricordare che Softlab Campania nasce da un percorso di reindustrializzazione in cui quasi il 90% dei lavoratori provengono da un’azienda in crisi (Jabil), i quali accettando la ricollocazione, hanno creduto nel progetto per dare certezze ai loro destini e quelli delle proprie famiglie».

Softalab è una società sponsorizzata dalla Regione alla cui inaugurazione intervenne lo stesso Vincenzo De Luca. Gli operai della Jabil assunti lamentano di avere sinora fatto solo cassa integrazione a zero ore            mentre alla Jabil lavoravano qualche giorno a settimana. Nel nuovo passaggio, molti sono stati formati, come sistemisti o programmatori, senza però iniziare a lavorare. Intanto il tempo scorre, e il 12 dicembre prossimo scadrà la cassa integrazione Covid, che ha permesso in questi mesi ai sindacati di trovare soluzioni alternative ai licenziamenti per i dipendenti Jabil.

Già a giugno scorso, la Jabil, multinazionale Usa dell’elettronica, aveva deciso di dar seguito ai licenziamenti, già annunciati dodici mesi prima, di 350 addetti su 700 del sito di Marcianise, inviando le lettere agli addetti da mandare via. Solo l’intervento del Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo scongiurò il licenziamento; furono giorni di grande tensione tra Marcianise e Roma. Si decise di continuare a puntare sulla ricollocazione degli addetti Jabil in altre realtà produttive, come appunto a Softlab, che aveva già assunto decine di ex Jabil. Il 28 ottobre prossimo Softlab, Jabil e i sindacati si incontreranno per fare un punto della situazione; è ovvio che se i 130 addetti Jabil da ricollocare non passeranno in Softlab o altre realtà saranno licenziati, sempre che non venga prorogato il blocco dei licenziamenti.

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venerdì, 23 Ottobre 2020 - 15:00
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