Lockdown di cinema e teatri, l’ostinata resistenza di un multisala in Salento: resta aperto nonostante il Dpcm

L'ingresso del Multiplex Fasano di Taviano (Lecce)

Resistenza, disobbedienza civile, ostinata speranza. La si chiami come meglio si crede, ma di certo la storia del cinema multisala di Taviano, Comune di 11mila anime del Salento, rappresenta in maniera emblematica il difficile e paradossale periodo che alcune categorie di imprenditori stanno vivendo. Gestori di cinema e teatri, titolari di palestre e piscine, ristoratori, sono loro malgrado vittime sacrificali dell’emergenza Coronavirus e pagano con le serrande abbassate o con orari dimezzati le scelte del Governo per riuscire a ridurre i contagi di Coronavirus. La direzione del Multiplex Teatro Fasano di Taviano, però, dice no e decide che il cinema teatro resti aperto comunicandolo con un post su Facebook per fare pubblicità a un gesto che viene definito ‘di disobbedienza civile’ contro la decisione del Governo Conte. Non aperture clandestine o chissà quale escamotage: il cinema resta semplicemente aperto.

«Viste le disposizioni del Dpcm che sospendono le attività cinematografiche – si legge nel post – appurato che non esistono evidenze scientifiche di focolai dovuti a cinema e teatri, che da sempre sono stati i luoghi più sicuri in quanto garantiscono il mantenimento della distanza di sicurezza, l’uso delle mascherine, il continuo ricambio di aria e la sanificazione dei posti a sedere; ha deciso di adottare un comportamento di disobbedienza civile e terrà il cinema aperto fino a quando non vi sarà una chiusura fisica forzata».

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«Noi resteremo aperti, perché in questo momento storico il cinema è più che mai anche una forma di evasione e di arte che garantisce intrattenimento e un apporto terapeutico in un periodo di forte stress psicologico. Pertanto, noi resteremo aperti e invitiamo anche tutti gli altri esercenti a seguirci in questa forma di protesta e disobbedienza civile».

La scelta di chiudere cinema e teatri, dopo il lockdown primaverile e in un momento storico già complicatissimo per la categoria, ha scatenato un fiume di polemiche e critiche sull’esecutivo Conte e sul ministro della Cultura Dario Franceschini. Anche una delle più grandi personalità culturali del Paese come il maestro Riccardo Muti ha espresso il proprio biasimo per una decisione «grave» aggiungendo che l’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo». Muti ha affidato il suo pensiero a una lettera aperta pubblicata dal Corriere della Sera, chiedendo a Conte di riaprire i teatri, luoghi in cui «le misure sono sempre state rispettate».

La risposta di Franceschini è arrivata con un video pubblicato su Facebook. «Forse chi critica non ha capito la gravità della situazione che stiamo vivendo – ha dichiarato pur assicurando il suo impegno «perché lo stop sia il più breve possibile». Nonché l’impegno a proseguire e aumentare gli aiuti alla categoria cominciando dai più deboli. Ma ribadisce di assumersi la responsabilità della decisione e sottolinea: «Non è stata una decisione gerarchica. Dovevamo ridurre la mobilità».

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lunedì, 26 Ottobre 2020 - 16:15
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