Covid, le regole di distanziamento non valgono per le carceri. L’Osapp: «Sono una zona franca, contagi al +600%»

Cella Carcere

Un aumento vertiginoso dei contagi in carcere, quantificato dai sindaci con il 600% in più rispetto alle scorse settimane. In quindici giorni, il numero dei casi di Coronavirus tra le sbarre (sia per i detenuti che per il personale carcerario), si è assistito secondo Osapp ad un incremento impressionante di contagi, dato che ha spinto il sindacato a lanciare il proprio appello al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al capo del Dap Petralia.

C’è «una generale e quanto mai pericolosa promiscuità nei reparti detentivi – si legge nella nota dell’ Osapp –  oltre ad «assenza di dispositivi di protezione individuale» per i ristretti, denuncia il sindacato, che lamenta anche «la sostanziale assenza di disposizioni di carattere nazionale» da parte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per prevenire il contagio. Inoltre, si sottolinea, c’è «assenza di dispositivi di protezione individuale per quanto riguarda i ristretti, nei reparti detentivi e nelle zone di attività e socialità in comune» e desta perplessità «la sostanziale assenza di disposizioni di carattere nazionale, ovvero emanate dagli Organi del Dap, riguardanti il coordinamento operativo delle misure e degli interventi da adottarsi per prevenire e contrastare il contagio».

Il sindacato fa riferimento al «reiterato mantenimento senza limitazioni di sorta, da quanto si apprende, dei servizi di traduzione, di piantonamento nonché i colloqui ”de visu” tra i detenuti e i familiari o congiunti, anche provenienti da regioni diverse, atteso anche che i precari divisori in plexiglass installati in fretta e furia nel periodo aprile-maggio sui tavolini delle sale colloqui in carcere non impedirebbero del tutto lo scambio di contatti fisici e di effusioni». Il carcere si presenterebbe dunque «quale un’ingiustificata ‘zona franca’ anche rispetto alle recenti ed urgenti misure adottate in Consiglio dei ministri, rivolte alla prevenzione ed al contenimento del contagio e che dispongono per la massima limitazione degli spostamenti, anche attraverso l’adozione di dispositivi per la visione da remoto, persino in ordine alle incombenze di natura giudiziaria e penale». A giudizio dell’Osapp, «per quello che si constata in questo momento, il Dap avrebbe lasciato ogni responsabilità ed adempimento alla scelta di Provveditori regionali e Direzioni di istituto penitenziario con ciò, in luogo della necessaria unitarietà d’intervento e di iniziativa, determinando una condizione variegata e quanto mai confusa».

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venerdì, 13 Novembre 2020 - 09:56
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