Covid, battaglia delle Regioni contro l’algoritmo: i governatori vogliono ridurlo a 5 parametri. Riunione con Boccia

Francesco Boccia

Cambiare i parametri con cui si arriva alla mappatura del rischio e all’individuazione di zone rosse, arancioni e gialle. I governatori regionali sono intenzionati a ribadirlo oggi durante la riunione che il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha convocato per discutere con la Conferenza Stato-Regioni delle richieste dei presidenti. Da parte di questi ultimi, tutti compatti su questa linea, l’esigenza di rivedere l’algoritmo con cui il Governo decide la classificazione, di sganciarlo da mero dato numerico, di optare per una decisione che sia anche ‘politica’, ovvero mediata dall’ascolto dei territori.

Che si stia assistendo a un ulteriore lacerazione tra l’esecutivo di Conte e gli enti regionali è del resto evidente. I governatori non accettano di finire schiacciati dalla ‘lotteria’ della zona rossa, di passare da un giorno a un altro sotto un ‘colore’ diverso sulla base di valutazione affidate a una summa di parametri e statistiche. C’è chi, come Fontana in Lombardia e Cirio in Piemonte, scalpita perché ritiene, dati alla mano, che ci siano le condizioni per allentare la presa e passare dalla zona rossa alla zona arancione. C’è ancota chi, come il governatore veneto Luca Zaia, chiede quantomeno la riduzione dei parametri che oggi sono ben 21 (e sono quelli predisposti dall’Istituto superiore della Sanità) a soli 5. Cinque indicatori che sono stati illustrati e sono: percentuale di tamponi positivi, escludendo — per quanto possibile — tutte le attività di screening e il «re-testing» degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese. Inserire anche i test antigenici rapidi, altrimenti il denominatore è errato; Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss; tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti Covid-19; tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti Covid-19; possibilità di garantire adeguate risorse per contact-tracing, isolamento e quarantena:numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing

Il tema sarà sul tavolo anche della Conferenza delle regioni convocata per oggi alle 10 in modalità streaming dal vicepresidente Giovanni Toti.

«Quello che le Regioni chiedono è di creare un meccanismo che sia più facilmente comprensibile anche dall’opinione pubblica, ancorato a valutazioni scientifiche e mediche ma nello stesso tempo più chiaro nella percezione delle persone – ha evidenziato il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, spiegando che «le Regioni insieme chiedono di semplificare il calcolo dei 21 parametri in modo che sia più chiaro nel rapporto Regioni-Stato».

«Chiediamo una semplificazione anche per permetterci di monitorare autonomamente i dati. Vorremmo pochi parametri realmente indicativi» ha rimarcato ieri il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.

Per quanto riguarda l’orientamento del Governo, ad ascoltare le parole del ministro della Salute Roberto Speranza (cui sono demandate le ordinanze che classificano le Regioni), non si scorgono molti punti di contatto rispetto alle istanze regionali. Speranza continua a ribadire la necessità di «sacrifici» per piegare la curva dei contagi e lo ha ribadito dinanzi alla platea dei sindaci dell’Anci riuniti ieri virtualmente nel corso di Assemblea Anci 2000. A loro Speranza ha spiegato di essere consapevole degli sforzi che vengono chiesti alle persone «e alle realtà territoriali» senza lasciar trasparire aperture. Il premier Giuseppe Conte ha ricordato, dal canto suo, che la divisione delle Regioni in zone rosse, arancioni e gialle «ci permette di introdurre misure restrittive limitate nel tempo quanto più possibile e ben dosate».

E mentre il governo lavora con l’obiettivo di allentare la presa in vista delle feste di Natale, il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia anche ieri ha ricordato che «aprire tutto non è contemplato, ci porterebbe al primo gennaio 2020 e non ci possiamo arrivare fino a quando non abbiamo la certezza che ne siamo fuori. Riduciamo il contagio e i luoghi del contagio e poi valuteremo le diverse condizioni territoriali» ha spiegato Boccia, precisando che un lockdown nazionale «oggi non è più riproponibile».

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giovedì, 19 Novembre 2020 - 08:29
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