‘Ndrangheta, arrestato il presidente del Consiglio regionale della Calabria. Era finito nella lista degli ‘impresentabili’

Domenico Tallini

Un nuovo terremoto scuote la Calabria. Questa mattina i carabinieri hanno arrestato il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini di Forza Italia. Tallini, 68 anni, è stato posto ai domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge in tutto 19 indagati e che è stata coordinata dalla Dda.

Tallini è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Catanzaro perché secondo gli inquirenti avrebbe imbastito rapporti con la cosca ‘ndranghestista Grande Aracri per la costituzione di una società, con base a Catanzaro, per la distribuzione all’ingrosso di medicinali. L’ingrosso avveniva attraverso 20 tra farmacie e parafarmacie in Calabria, Puglia ed Emilia Romagna.

Domenico Tallini, eletto in Consiglio regionale con 8mila preferenze nella circoscrizione Centro con la lista ‘Forza Italia Berlusconi per Santelli’, non è certo un nome nuovo nella politica calabrese essendo già stato consigliere comunale a Catanzaro per 25 anni, già assessore allo Sport e assessore provinciale. Il suo nome era venuto fuori in occasione delle ultime elezioni regionali, che in Calabria si sono tenute nel gennaio del 2020, perché risultava tra i cosiddetti ‘impresentabili’ indicati dalla Commissione antimafia in virtù del Codice di autoregolamentazione.

Nell’operazione dei carabinieri dei Comandi provinciali di Catanzaro e di Crotone – denominata Farmabusiness – che ha portato all’arresto del presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini sono coinvolte, complessivamente, 19 persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Catanzaro su richiesta della Dda. Sono accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. Il provvedimento trae origine da due attività investigative convergenti, sviluppate rispettivamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e del Nucleo Investigativo di Crotone, dirette e coordinate dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dal Procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla e dai sostituti procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio.

«Le emergenze investigate – si legge in una nota stampa diramata dai carabinieri – hanno riguardato l’operatività della cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri di Cutro nell’area di origine e nel territorio catanzarese, con particolare riferimento alle iniziative imprenditoriali avviate in quest’ultima provincia mediante il reimpiego di capitali della cosca. In particolare, gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno permesso di definire i nuovi assetti della cosca Grande Aracri dopo le operazioni che ne hanno colpito i principali esponenti e lo stesso capo Nicolino Grande Aracri».

« Sono state inoltre documentate – continua la nota – la realizzazione e l’operatività da parte degli indagati, attraverso la preliminare intestazione fittizia di beni e utilità. E’ stato accertato anche il ruolo di professionisti ed imprenditori nella realizzazione del programma della cosca con riguardo al perseguimento dei vantaggi economici nei diversi settori imprenditoriali di interesse. Le indagini hanno consentito di ricostruire anche specifici episodi intimidatori, tanto riconnessi alla realizzazione dell’iniziativa imprenditoriale della cosca, quanto con specifico scopo estorsivo, oltre che la disponibilità di numerose armi».

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giovedì, 19 Novembre 2020 - 09:12
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