Crollo di rampa Nunziante, l’ultimo attacco dei legali di Bonzani: «Al Comune atti monchi e cartelline doppie»

di Roberta Miele

Il processo per il crollo della palazzina di rampa Nunziante a Torre Annunziata, che ha provocato 8 morti (tra i quali due bambini), è agli sgoccioli: all’udienza di lunedì 23 novembre tenutasi nell’aula bunker di Poggioreale sono stati ascoltati gli ultimi testi prima della requisitoria del pm e della discussione della difesa, programmate in quattro date a partire da febbraio. A tenere banco ancora una volta alcune incongruenze circa i fascicoli dell’ufficio tecnico comunale, dubbi sollevati dalla difesa dell’architetto Massimiliano Bonzani.

«All’Utc sono presenti più cartelline aventi lo stesso numero», ha sottolineato l’avvocato Luciano Bonzani. Non solo: «Sugli atti dell’ufficio tecnico sequestrati dalla procura ci sono numeri sui quali non c’è stato alcun accertamento. Sul frontespizio della cartellina 172 (la pratica della palazzina crollata) il numero di riferimento è barrato e sotto è segnato un 295 cerchiato, che non sappiamo a cosa si riferisca – ha insistito il difensore – La copia presente sul tiap (la piattaforma ministeriale su cui vengono caricati gli atti del processo, ndr) riporta solo il 172. Durante le nostre indagini abbiamo appurato che della 172 esistono almeno tre cartelline diverse, mentre alcuni atti sono monchi: mancano delle pagine. Chiediamo accertamenti su questo 295». E di qui il confronto con l’originale fascicolo in possesso della pm Andreana Ambrosino che, su insistenza della difesa, si è riservata di depositare la documentazione solo dopo averla fotocopiata.

Durante l’udienza è stata ripercorsa la storia dell’edificio costruito 1957 per volontà del marito della originaria proprietaria Grazia Monfregola e venuto giù sessant’anni dopo seppellendo otto persone. A raccontarlo è il figlio Salvatore Buongiovanni, fratello di Rita e padre di Giuseppe e Donatella, tutti e tre imputati per falso ideologico in atto pubblico. «Il progetto iniziale prevedeva la costruzione di una villetta bifamiliare, in seguito al Comune fu presentata una richiesta di variante per l’aggiunta degli altri piani», ha spiegato il testimone che ha sottolineato di non avere mai saputo di eventuali problemi urbanistici. Allo stesso modo Luigi Angelo Amodio, padre di Roberta (imputata anch’essa) e genero della signora Monfregola, ha negato di essere a conoscenza di possibili criticità: «Mi feci seguire dal mio avvocato di fiducia. Se l’avessi saputo non l’avrei mai intestato a mia figlia», che all’epoca aveva otto anni. Non vi erano criticità ostative per la commerciabilità dell’immobile nemmeno per l’avvocato Valeria De Caprio quando, nel 2016, Roberta Amodio e gli altri eredi Buongiovanni hanno venduto l’immobile a Rosanna Vitiello, Marco Cuccurullo, Aniello Manzo ed altri. Con la vendita si evitò che l’edificio, sottoposto ad un’esecuzione immobiliare, andasse all’asta. L’avvocato De Caprio, che in quegli anni collaborava con il titolare della pratica, l’avvocato Persico, ha spiegato dinanzi al giudice Francesco Todisco che «dal punto di vista civilistico non erano presenti profili che non consentissero il trasferimento dell’immobile». 

La compravendita dal marzo 2019 è anche al centro di un contenzioso in sede civile tra le stesse parti. L’imputato Gerardo Velotto, promissario acquirente dell’appartamento al secondo piano che, secondo la procura, avrebbe ingenerato la tragedia, ha citato in giudizio la promissaria venditrice Rosanna Vitiello per avergli venduto un immobile privo di commerciabilità, chiedendo così la restituzione del doppio della caparra versata. Quest’ultima ha chiamato in causa gli eredi Roberta Amodio e Rita, Donatella e Giuseppe Buongiovanni, in quanto venditori di una cosa viziata. Amodio, a sua volta, ha chiamato in causa il Comune di Torre Annunziata al fine di essere manlevata da eventuali responsabilità e, quindi, dal pagamento di eventuali somme. L’amministrazione oplontina, secondo la difesa di Amodio, avrebbe ingenerato un legittimo affidamento circa la legittimità del fabbricato avendo negli anni rilasciato la licenza di abitabilità, riconosciuto sgravi fiscali, addirittura notificando diffide per il ripristino dei frontalini dei balconi. L’Amministrazione non si è ancora costituita in giudizio.

martedì, 24 Novembre 2020 - 15:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA