Scommesse illegali tra Napoli e Palermo: 15 arresti della Finanza. Il business fruttava 2,5 milioni di euro al mese


Un asse tra Sicilia e Campania per la gestione di una rete di scommesse illegali. Due organizzazioni criminali parallele che gestivano il mondo sommerso delle scommesse sono state sgominate dai finanzieri del Conando provinciale di Palermo; l’inchiesta, coordinata dalla procura del capoluogo siculo, è sfociata nell’ordinanza di arresti che ha colpito 15 persone (6 in carcere, 9 ai domiciliari), accusati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo delle scommesse e truffa ai danni dello Stato, nonché per trasferimento fraudolento di valori. Con il medesimo provvedimento il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo di 6 agenzie scommesse, a Palermo e in provincia di Napoli, per un valore complessivo stimato di circa un milione di euro.

Stando a quanto emerso grazie a una grande mole di intercettazioni e monitoraggi informatici, le due associazioni avrebbero costituito una articolata rete di persone e società specializzate nella diffusione e nella raccolta illegale di scommesse. Entrambe le associazioni erano gestite da una sola persona, R.S., ritenuto promotore delle attività illecite dei due gruppi e destinatario di parte dei rilevantissimi proventi così ottenuti. Secondo i calcoli degli investigatori del Gico, la rete di scommesse fruttava almeno 2,5 milioni al mese e questo lo si ‘scopre’ anche grazie alle intercettazioni (alcune delle quali mostriamo nel video pubblicato su questa pagina).

Il primo gruppo criminale, capeggiato da Vincenzo Fiore e Christian Tortora e composto da Salvatore Barrale, Maurizio Di Bella, Pasquale Somma e Giovanni Castagnetta, sovrintendeva all’operatività di una rete di agenzie, ognuna delle quali riconducibile a soggetti di fiducia (cosiddetti “master”).

La seconda organizzazione, che pure gestiva centri scommesse attraverso cui operava la raccolta illecita, aveva come figure di rilievo C. R. e G. M. e si avvaleva della collaborazione di G. D. N. detto “Gianfranco”, già arrestato in quanto ritenuto elemento di spicco della famiglia mafiosa della “Noce”. Di questo gruppo criminale facevano parte anche D. C., G. B., P. M., A. I. e S. L..

La raccolta illegale delle scommesse avveniva attraverso lo “schermo” di agenzie operanti regolarmente in forza di diritti connessi a concessioni assegnate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. In sostanza, i gestori di agenzie abilitate alla raccolta lecita di scommesse “da banco”, in accordo con le consorterie criminali indagate, alimentavano parallelamente un circuito illecito accettando scommesse in contanti dai clienti che venivano convogliate su “conti gioco” intestati a soggetti terzi mediante l’utilizzo di piattaforme straniere illegali. L’organizzazione generava quindi un circuito vorticoso di flussi finanziari privi di qualunque tipo di tracciabilità e sottratti totalmente al totalizzatore nazionale delle Dogane e dei Monopoli. In tal modo, riuscivano a sottrarsi all’imposizione fiscale e alle disposizioni in materia di antiriciclaggio.

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martedì, 24 Novembre 2020 - 09:36
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