Vacanze invernali, Italia inascoltata: chiude gli impianti di sci ma l’Austria li tiene aperti. Rischio di un Ferragosto bis


Al rigore con cui l’Italia sta cercando di prevenire gli effetti di un Natale senza cautele, non corrisponde una risposta dei Paesi dell’Unione europea altrettanto rigida. Ancora una volta l’Italia si trova a parlare da sola al tavolo dell’Europa, con la sola tiepida risposta del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha ascoltato, nel corso del Global health Summit, le richieste di «coordinamento europeo» del premier Giuseppe Conte e ha definito «buono» lo scambio di vedute che lo stesso premier ha definito «ottimo». Il problema è che per quanto ci si voglia appellare agli sforzi comunitari necessari affinché il Natale non si trasformi in un altro Ferragosto con frontiere aperte e, in questo caso, impianti sciistici aperti, ogni nazione è sovrana e deciderà come agire indipendentemente dall’Italia e a volte purtroppo anche a discapito dell’Italia. L’esempio è dato proprio dalla questione ‘vacanze sulla neve’. Conte ha ribadito che si vuole chiudere, assumendosi l’enorme onere di mettere i sigilli ad attività redditizie e quindi affossare il turismo legato alla montagna delle Regioni alpine. La vicina Austria non sente ragioni e non chiude, minacciando anzi di togliere i soldi messi a bilancio e mettere a rischio il Recovery Fund. La Svizzera, che esce dalla logica della Comunità europea perché non ne fa parte, lascia tutto aperto nonostante i bollettini parlino di terapie intensive sovraffollate. Unica voce solidale è quella della Francia: ieri sera Macron ha annunciato che anche  Oltralpe non ci saranno vacanze invernali sulla neve.

Una situazione complicata. Se l’Italia chiude gli impianti e quindi anche tutto l’indotto intorno al turismo delle Regioni alpine ma le ‘sorelle’ Austria e Svizzera restano con i confini aperti, la mossa rigorista dell’Italia potrebbe non avere senso se gli altri Paesi non mettono limiti all’accesso degli italiani perché provenienti da zona a rischio. Un’idea che sembra non affacciarsi nelle scelte degli leader dei due Paesi, perché metterebbe una zavorra al turismo sciistico che andrebbe a perdere una bella quota di visitatori, appunto gli italiani.

Molto critici restano i governatori delle Regioni del Nord, guidati da Luca Zaia (Veneto) e dal leader leghista Matteo Salvini che denuncia: «Come si fa a dire tutto chiuso quando la Svizzera ha già aperto e la Francia si accinge a farlo?». Per la Francia in serata è poi arrivata la decisione di Macron ma resta in piedi comunque l’interrogativo del capo della Lega. A che serve il rigore in un’Europa di non rigoristi?

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mercoledì, 25 Novembre 2020 - 08:34
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