Napoli, quella zona rossa diventata azzurra per una notte. Polemica sulla folla del San Paolo. Calderoli: «Dov’è il lanciafiamme?»

di Bianca Bianco

C’è un popolo intero che tributa il suo omaggio a un campione che è stato anche simbolo di riscatto di un’intera città. Un popolo che, travolto dalla commozione per la prematura morte del suo ‘Dio’ del calcio si riversa in strada, raggiunge lo stadio San Paolo (che presto diventerà stadio ‘Maradona’) e saluta quella maglia numero 10 che da oggi riposerà accanto ai suoi genitori in Argentina. Le immagini di ieri, dei tifosi napoletani che con lacrimogeni, cori, striscioni hanno detto addio a Diego Maradona hanno fatto il giro d’Italia e del mondo. Non solo per la travolgente dimostrazione di carnalità e passione per una divinità del calcio, ma anche perché Napoli e la Campania sono in zona rossa. E quell’assembramento commosso e inestricabile ha generato commenti di ogni tipo. Era opportuno concedere che una folla di persone si radunasse sotto lo stadio di Fuorigrotta mentre la Regione subisce le restrizioni legate all’emergenza Coronavirus? Al bando i moralismi, ormai stucchevoli, sulle vittime di Coronavirus, quella prosa benaltrista che condanna ogni anelito di socialità come se il Coronavirus fosse una sistematica tagliola delle passioni umane, resta il dato di fatto: nessuno ha prevenuto né impedito l’assembramento del San Paolo, con buona pace della zona rosé che tanto non piace a De Luca.

De Luca che oggi, dalle pagine istituzionali, decide forse opportunamente di tacere ma che è comunque travolto, sempre via social, dai commenti inviperiti di cittadini che Maradona lo hanno ricordato a casa, rispettosi di regole e divieti, e che da ieri affollano di commenti il post sul bollettino dei contagi e delle vittime: «Perché avete permesso quello che è accaduto davanti allo stadio?» è il commento comune di molti. Una polemica che travalicherà sicuramente i confini campani, come lascia presagire il post del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli: «Avevo capito che la Regione Campania fosse zona rossa – ha scritto –  con annessi divieti di assembramenti e di coprifuoco .Avevo capito che le norme nazionali vigenti per il virus valessero per ogni Regione, inclusa la Campania eppure vedendo gli assembramenti ieri sera fuori dallo stadio di Napoli per omaggiare la memoria di Maradona non leggo dichiarazioni a riguardo del premier Conte e del ministro Speranza. Avevo capito che in Regione Campania ci fosse un Governatore che parlava di lanciafiamme, esercito, muri sui confini regionali… ma vedo che si è zittito di fronte a tutto questo. Avevo capito male io?»

Insomma, è ancora ‘caso Napoli’, dopo tanti casi che in questi mesi hanno riguardato la città (basti pensare ai festeggiamenti di giugno per la coppa Italia, mentre l’Italia usciva faticosamente dalla quarantena, o alle fotonotizie di assembramenti sul Lungomare ripresi dai media ogni volta con la conseguente gragnuola di invettive). Probabilmente una risposta da De Luca arriverà oggi, nella solita diretta Facebook. Nel frattempo i napoletani, orfani dell’ultimo simbolo vivente, tornano nella zona rossa dopo averne violato regole per trasformare la città in una appassionata e in lacrime zona azzurra.

venerdì, 27 Novembre 2020 - 11:35
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