Covid, anche in Campania i test rapidi arrivano in farmacia. Ma l’Ordine dei Biologi insorge: «Interessi reconditi»


I test rapidi per rilevare il Covid-19 arrivano in farmacia con costi più che sostenibili per i singoli cittadini ma scatenano l’ira dei laboratori di analisi, che rischiano così di vedersi sottratta una cospicua fetta di mercato.
E’ il nuovo scenario che si profila all’indomani dell’apertura di diverse regioni ai ‘test’ in farmacia (utili per la ricerca di anticorpi anti SARS-CoV-2), che – è bene chiarirlo – sono meno sensibili rispetto ai tamponi molecolari.

La giunta regionale Marche ha già approvato l’accordo con le farmacie e, non appena il testo sarà sottoscritto, diventerà operativo: i cittadini potranno eseguire il test in autosomministrazione per un costo concordato non superiore ai 19 euro. Secondo l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini è «un utile strumento di prevenzione per accelerare le diagnosi e lo screening della popolazione».

Anche in Toscana vi è stata una mezza apertura: i tamponi antigenici rapidi potranno essere effettuati da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di famiglia. Si tratta, spiega una nota, di test che danno la risposta in breve tempo, che i medici e i pediatri possono effettuare ai pazienti casi sospetti di contatto, che il medico si trova a dover visitare, e ai pazienti asintomatici contatto stretto al termine dei dieci giorni dall’inizio della quarantena, qualora non abbia già provveduto il dipartimento della prevenzione.

Si sta attrezzando anche la Campania. E’ infatti pronto alla firma il protocollo tra Regione Campania, Federfarma Campania ed Assofarm Campania per i test rapidi in farmacia: il costo massimo sarà di 25 euro. La notizia, però, ha fatto levare gli scudi al presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi Vincenzo D’Anna, che anticipa l’intenzione di impugnare il protocollo «in quanto lesivo dei legittimi interessi della categoria dei Biologi» e addirittura insinua che la manovra della Regione possa essere assoggettata a «reconditi interessi» («Agli organi giudiziari, cui adiremo anche in sede penale, accertare se tutta questa faciloneria è gravata o meno da altri reconditi interessi»).

«Nel provvedimento adottato – spiega D’Anna – si consente a figure professionali che non sono in possesso delle ‘speciali competenze’ previste dalla legge, di eseguire veri e propri esami di laboratorio, screening analitici antigenici che nulla hanno a che fare con i cosiddetti test in autodiagnosi che un cittadino può eseguire normalmente in farmacia». Per il presidente dei Biologi italiani «tale provvedimento, peraltro, non indica i requisiti organizzativi e strutturali specifici di cui devono obbligatoriamente dotarsi le farmacie per l’esecuzione dei tamponi, né viene indicato in che modo devono essere separate, all’interno dei locali, le aree deputate alle normali attività di vendita di medicinali e articoli sanitari da quelle scelte per effettuare i tamponi».

E poi: «Mancano e non sono codificati, nelle farmacie, gli spazi idonei ed attrezzati che sono tipici, invece, dei laboratori di analisi e pertanto vengono meno i requisiti stessi posti a tutela ed a protezione sia del personale, sia dell’utenza stessa». Insomma, per il presidente dell’ONB: «Siamo in presenza di un’approssimazione votata alla mercificazione di attività sanitarie delicate e decisive per la valutazione dello stato epidemiologico del Covid. Che dire? Dopo i favori alle case di cura eccone arrivare uno anche per i farmacisti. Tutto questo mentre, ironia della sorte, il governatore De Luca è andato a dichiarare in tv…l a fallacia di quegli stessi test rapidi che oggi sono stati posti in mani ed ambienti inadeguati».

mercoledì, 2 Dicembre 2020 - 01:18
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