Si fa presto a dire «cashback». In un Paese che si trova ancora nell’era preistorica della digitalizzazione anche il sistema introdotto dal Governo per premiare gli acquisti con moneta elettronica con un rimborso fatica a ingranare a causa del cervellotico e ancora incompleto sistema per ottenerlo. La app ‘Io’ che dovrebbe traghettare il consumatore dall’acquisto in negozio al rimborso dello scontrino è ancora incompleta e l’iter da seguire per arrivare al cashback finale è tortuoso e irto di ostacoli. Insomma, una giungla di applicazioni, identità elettroniche, passaggi digitalizzati che rischia sicuramente di scoraggiare i consumatori, soprattutto quelli meno avvezzi al mondo post analogico.
La prima cosa che serve fare per ottenere il rimborso è scaricare una app che si chiama ‘Io’ attraverso lo store di Android o di Ios sul proprio cellulare. Scaricata l’applicazione, ci si deve iscrivere e qui sorgono i primi problemi perché serve una identità Spid (il sistema di autenticazione per il pubblico) o avere una carta di identità elettronica. Per ottenere lo Spid servono: documento di riconoscimento valido, tessera sanitaria, indirizzo mail, cellulare; una volta sul sito www.spid.gov.it si sceglie un identity provider accreditato, ci si registra (di persona per esempio in un ufficio postale, con la web cam o la carta di identità elettronica). Già arrivati a questo punto, c’è da esaurirsi per il numero di passaggi da effettuare, link da attivare, documenti da avere a disposizione, competenze informatiche da possedere. Chiaro che, con questi presupposti, i non nativi digitali, gli anziani, le persone poco avvezze a questi sistemi, non termineranno l’iscrizione e manderanno all’aria il progetto di ottenere il rimborso per gli acquisti.
Chi invece riesce nell’impresa, pare si trovi dinanzi a un altro scoglio già segnalato da moltissimi utenti su Play Store. L’applicazione, prima di tutto, è ancora in versione Beta nonostante al lancio dell’iniziativa manchino 24 ore (domani, 8 dicembre); poi si segnalano problemi sull’accettazione della privacy e sui metodi di pagamento (non fa per esempio aggiungere l’Iban, non carica alcune carte di credito), la lentezza, i codici errori sfornati ad ogni passaggio etc.
Molto lontano dall’entusiasmo di Giuseppe Conte che, in conferenza stampa, ha esortato gli italiani a scaricare la app e avviare l’esperienza del cashback. Comprendiamo il premier, questa iniziativa ci metterebbe al pari di altri Paesi europei, può dare una spinta agli acquisti e aiutare a combattere l’evasione. Ma con questi presupposti (una app ancora incompleta, una giungla di passaggi e registrazioni), anche il più paziente e brillante dei consumatori si scoraggia. Con buona pace del cashback.
lunedì, 7 Dicembre 2020 - 11:11
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