«Venti anni di furti in casa di persone indagate», sotto inchiesta 7 carabinieri in servizio nella Procura di Milano

Tribunale di Milano
Il Palazzo di Giustizia di Milano

Per anni avrebbero agito indisturbati all’interno della Procura di Milano dove prestavano servizio, riuscendo grazie al loro ruolo a mettere a segno una serie di furti e rapine nei confronti di persone indagate. Mimetizzandosi all’interno degli uffici di polizia giudiziaria della Procura meneghina, una ‘banda’ di carabinieri sarebbe riuscita a mettere in piedi il loro piano criminale utilizzando le informazioni carpite dai fascicoli di inchiesta. Avvantaggiati dal fatto di conoscere vita morte e miracoli del caso giudiziario e degli indagati, dunque, facevano irruzione nelle loro abitazioni e – questa l’accusa dei pm milanesi – fingendo una perquisizione e presentandosi come carabinieri (quali erano) portavano via gioielli e soldi fingendo si trattasse di sequestri disposti dagli inquirenti. Si trattava invece di veri e propri furti.

A fare luce su quanto avrebbero fatto 7 carabinieri (due arrestati, 5 indagati), tra il 1999 e il 2005 avrebbero messo in piedi un’associazione a delinquere (reato precsritto) e si sarebbero appropriati di vestiti, orologi, gioielli, cellulari. L’indagine continua fino al 2017 e fino al 2019 per un episodio di usura. A far scattare le indagini non è stata la denuncia di una vittima (tutte tacevano trattandosi di beni provento di attività illecita) ma l’ex moglie di uno dei carabinieri coinvolti che nel corso della separazione avrebbe vuotato il sacco raccontando quanto l’ex marito e i colleghi avrebbero perpetrato per anni senza che nessuno, nell’ambito della Procura di Milano, si accorgesse di cosa stava accadendo. La donna ha raccontato nel dettaglio come avvenivano le irruzioni nelle abitazioni degli indagati dando così la stura all’inchiesta del pm Rosaria Stagnaro e dell’aggiunto Laura Pedio. A finire nel mirino della banda di carabinieri anche prostitute, stranieri e ospiti di alberghi, si legge nell’ordinanza del gip Natalia Imarisio, che sottolinea come, nonostante vi fossero sospetti tra i colleghi dei militari indagati, nessuno li abbia fermati consentendo loro un ventennio di scorribande mentre continuavano a indossare la divisa da carabiniere prestando peraltro servizio in Procura.

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lunedì, 7 Dicembre 2020 - 08:31
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