Covid, Rt in Campania tra i più bassi ma resta ‘arancione’: economia al palo. Quattro regioni vanno in zona gialla


Il tasso di contagiosità del Covid-19 si è abbassato ancora. Ad accezion fatta di due regioni, è sceso sotto l’1. In Campania, poi si sta meglio che in altri territori: l’Rt segna 0.71, a dispetto, ad esempio, dell’0.85 della Lombardia, dell’0.88 dell’Emilia Romagna o dell’1.01 del Veneto.

Eppure, nonostante questo dato, la Campania continua a restare un sorvegliato speciale, con tutte le conseguenze per la sua economia che uscirà devastata da un dicembre di limitazioni e scarsa mobilità. Mentre la Lombardia è pronta, a partire da domenica 13 dicembre, ad entrare nella zona gialla e quindi a salutare la riapertura ai clienti di ristoranti e bar, la Campania resterà nello stallo: la zona arancione consente sì a ristoratori e bar di aprire le attività, ma impone esclusivamente l’esercizio della consegna a domicilio e dell’asporto, un regime che inevitabilmente riduce (per non dire cancella) il flusso di clienti e svuota le strade, quelle stesse strade sulle quali insistono i negozi – che in zona arancione sono aperti – e che si riscoprono tristemente privi di affluenza. Se tutto va bene anche la Campania entrerà in zona gialla il 20 dicembre, ma c’è da poco da sorridere.

Il 21 dicembre partono le restrizioni del cosiddetto Dpcm Natale che si porteranno dietro coprifuoco, blocchi di mobilità regionali e/o tra comuni a seconda dei giorni. In pratica per la Campania e per le sue attività economiche non ci sarà la possibilità di una bocca di ossigeno come invece, a partire da domani, si verificherà in moltissime regioni. Il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà nella giornata di oggi la nuova ordinanza che ridisegna la mappa del rischio. Le indiscrezioni sono già filtrate, grazie agli spoiler dei governatori: andranno nel girone meno tosto la Lombardia (che era partita da zona rossa, salvo poi cambiare fascia gradualmente), il Piemonte, la Calabria e la Basilicata. Zona arancione per l’Abruzzo, divenuta protagonista di una surreale battaglia tra governatore e Governo centrale: dopo l’ultima e recentissima riconferma di zona rossa da parte del ministero, il presidente Marsilio ha disposto di imperio la zona arancione (rimasta in vigore qualche giorno), spingendo il Governo a impugnare l’ordinanza e a scomodare il Tar che ha annullato la delibera di Marsilio ricolorando di rosso (di fatto solo per un giorno) l’Abruzzo. Un tira e molla che ha mandato in tilt cittadini, negozianti e ristoratori.

Queste zone gialle vanno ad unirsi alla Sicilia, alla Sardegna, alla Puglia, al Lazio, al Molise, al Veneto, al Friuli Venezia Giulia e all’Umbria.

Resterebbero in zona arancione la Valle d’Aosta, la provincia di Trento, la Toscana e la Campania. Uno scenario che in Campania ha fatto storcere il naso a tanti, ma non al governatore Vincenzo De Luca che ieri ha tenuto la sua consueta diretta Facebook. Fermo restando la posizione di bocciatura da parte del governatore verso le ‘fasce’ di colore del rischio (più volte definite «idiozie»), De Luca ha ribadito la posizione di «rigore» della Campania: «In queste due settimane ci giochiamo il futuro del nostro Paese. Dobbiamo avere la forza di resistere oggi a tutte le demagogie, dobbiamo avere il coraggio di dire che quest’anno Natale e Capodanno non esistono altrimenti andiamo al disastro».

«Continuiamo ad avere 800-900 morti al giorno e riprendiamo la manfrina che abbiamo registrato in estate, soprattutto per iniziativa di tante regioni del nord, che stanno pagando oggi il rilassamento avuto nei mesi passati – ha detto De Luca – se abbiamo una ripresa forte dei contagi ed una esplosione dell’influenza virale non avremo le possibilità di fare le vaccinazioni anti Covid e se non abbiamo un mese di gennaio sotto controllo, avremo un prolungamento del problema contagio per mesi e mesi».

Ecco perché per De Luca «non bisogna cedere alle spinte demagogiche o possiamo anche decidere di impiccarci con le nostre mani». La linea del rigore, e dei controlli, in Campania dunque ci sarà. Alla stazione di Napoli, già da oggi, è previsto un percorso obbligato per chiunque scenda dai treni, che lo porterà davanti a una telecamera con lo scanner per la temperatura. I passeggeri saranno obbligati a passarci davanti e l’allarme scatterà in caso di temperatura superiore ai 37,5 gradi centigradi oppure nel caso che il laser non riesce a rilevare la temperatura, se ad esempio il passeggero ha mascherina, occhiali e cappello. Nel caso di temperatura oltre i 37,5 gradi, il passeggero sarà accompagnato dagli uomini della protezione civile regionale nella postazione dell’Asl per il tampone salivare che dà una risposta in pochi minuti e, in caso di positività, si sottoporrà il passeggero al tampone molecolare. Controlli anche all’aeroporto di Capodichino dove la misurazione della temperatura sarà eseguita come sempre dall’Usmaf (Unità di sanità marittima, aerea e di frontiera) e i successivi tamponi a chi ne avrà bisogno saranno eseguiti dai sanitari di tutte le Asl della Campania. L’obiettivo è quello di limitare il più possibile gli spostamenti. Non caso, tra le misure che partiranno prima c’è quella, già a partire da oggi, di non raggiungere le seconde case.

sabato, 12 Dicembre 2020 - 10:15
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