La mafia trasformata in brand: dopo la pizzeria tedesca, il caso dell’azienda che usa Cosa nostra come marchio sportivo


La mafia come brand. La criminalità organizzata che ha seminato violenza e morti in Italia utilizzata come marchio. Dopo il caso della pizzeria di Francoforte che il titolare ha deciso di chiamare “Falcone&Borsellino”, così infangando la memoria dei due magistrati eroi della lotta a Cosa nostra, un altro caso emerge hrazie alla segnalazione di Antonio Ferrante, presidente della Direzione Pd nella Regione siciliana. Stavolta si tratta di un marchio di abbigliamento, per la precisione di un marchio di abbigliamento sportivo brasiliano, chiamato ‘Labellamafia’ e che distribuisce negli Stati Uniti ma anche in Italia.

«Dopo il caso della pizzeria tedesca “Falcone e Borsellino” – dice Ferrante –  apprendiamo dell’esistenza di un brand americano di abbigliamento denominato “la bella mafia”, che possiede anche un profilo Instagram con ottocentomila follower ed è distribuito anche in Italia da un’azienda della provincia di Parma. Non è più accettabile scoprire ogni giorno che da qualche parte nel mondo una parola che evoca dolore, morte e violenza venga banalizzata o addirittura usata come attrattiva per vendere».

«Addirittura l’azienda italiana, nel suo sito, parla di “labellamafia” come marchio più famoso e conosciuto del fitness – continua Ferrante –  un fatto la cui gravità fa impallidire il caso della pizzeria tedesca e che richiede un intervento immediato perché la linea venga ritirata quantomeno nel nostro Paese che ha pagato un prezzo altissimo nella lotta alla mafia che non sarà mai bella ma piuttosto orrenda e disumana».

«Mi attiverò con i nostri parlamentari affinché venga istituito un osservatorio che possa monitorare e intervenire ogni volta che un imprenditore troppo ignorante o privo di scrupoli tenterà di lucrare su una piaga che ogni siciliano ed ogni italiano porta dentro, in qualsiasi parte del mondo si trovi».

Sulla questione è intervenuto anche Valter Mazzetti, segretario degerale della Fsp Polizia di Stato: «E’ proprio il caso di dire che al peggio non c’è mai fine guardando alla notizia dell’esistenza di un brand americano denominato ‘Labellamafia’ distribuito anche in Italia da una nostra azienda – dichiara –  Un moto di disgusto irrefrenabile accompagna il pensiero che ci si possa accostare con tale cinismo, con tale mancanza di scrupoli a certi temi, anche commercialmente parlando, evocando qualcosa che garantirà sicuramente attenzione e probabilmente guadagni al titolare del marchio, ed anche a chi lo distribuisce, ma al costo di esaltare un ‘cancro’ che ha devastato la società, lasciando sul campo tanti morti e disperazione. Una drammatica espressione di sottocultura, ferocia e crudeltà che non può essere sfruttata per fare affari da un brand che ne valorizza positivamente anche la visione con quell’aggettivo ‘bella’, che invece offende e calpesta le molte vite spezzate e trucidate tra le forze dell’ordine, magistrati, giornalisti e onesti appartenenti alla società civile, che non si sono piegati a quella logica di terrore e omertà di cui è portatrice la mafia».

«Indipendentemente dall’esistenza o meno di leggi e regole commerciali che consentano una tale brutale offesa – conclude Mazzetti -, cui questo marchio sfugge in quanto registrato fuori dal nostro Paese, esistono comunque delle norme non scritte a cui tutti dovrebbero attenersi per rispetto della propria dignità prima ancora che di quella altrui e, tra queste, sicuramente c’è quella di non calpestare il valore stesso della vita umana, l’importanza della legalità come baluardo di libertà, il senso civico, il pudore verso quei fiumi di sangue che hanno intriso la nostra storia. La sola idea di lucrare esaltando quanto di più osceno possa esserci, come qualsiasi tipo di mafia, è totalmente inammissibile».

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lunedì, 14 Dicembre 2020 - 13:36
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