Natale ai tempi del Covid, il Governo tiene in ‘ostaggio’ il Paese e sconfessa il via libera ai regali: attesa per nuove misure

Natale

Il ‘Dpcm di Natale’ che avrebbe dovuto contenere le regole anti-Covid valide dal 4 dicembre sino al 7 gennaio non basta più. Il Governo è intenzionato a varare un nuovo pacchetto di misure valide esclusivamente per le festività natalizie (ossia dal 24 dicembre al 6 gennaio) e finalizzate a scongiurare la riunione di famiglie numerose per il timore che la diffusione del Covid possa galoppare tra un cenone e un pranzo.

Così quando tutto sembrava scritto, quando l’Italia intera sembrava avere metabolizzato le direttive comunicate in tv da Conte agli inizi del mese e si apprestava a sfruttare l’“onda gialla” che, a dire del premier, avrebbe investito tutto il Paese abolendo così i divieti di mobilità, facendo saltare gli obblighi di chiusura per le attività (in zona rossa o arancione) e consentendo i rientri a casa degli emigrati, ecco che adesso quel Governo decide di mandare gambe all’aria ogni cosa.

Non solo: quello stesso Governo sconfessa se stesso e quel via libera agli acquisti dei regali di Natale al grido di ‘salviamo il Natale’, rafforzato finanche dal lancio del cashback. Sì perché durante la riunione Governo-Regioni, che peraltro è ancora in corso, il Governo stesso ha annunciato la volontà di mettere in quarantena il Natale e tutte le feste, di fatto impedendo riunioni di famiglia e pure lo scambio dei regali sotto l’albero. La volontà – è emerso dal vertice che, alle 17.55, non è ancora concluso – è fare dell’Italia un’unica grande zona rossa per i giorni festivi e prefestivi (24,25,26,27,31 dicembre e 1,2,3,5,6 gennaio), regole da zona arancione per gli altri giorni (28,29,30 dicembre e 4 gennaio). Restano da mettere nero su bianco alcune possibili deroghe: la possibilità di ospitare due persone nei pranzi e nelle cene festive (andrebbe poi capito chi controllerebbe eventuali violazioni e se, soprattutto, le forze dell’ordine avranno la facoltà di bussare alla porta di casa per ‘ispezionare’ la cucina e soggiorno, e magari contare pure i coperti a tavola); la possibilità di spostamenti nel raggio di trenta chilometri nei giorni arancioni.

Queste regole si aggiungerebbero a quelle del ‘Dpcm di Natale’ che già vieta, a partire dal 21 dicembre, gli spostamenti tra regioni. Ora, nella pratica, l’eventuale nuovo scenario si tradurrebbe nell’impossibilità per i parenti che vivono non lontano di incontrarsi la sera della Vigilia, il giorno di Natale e quello di Santo Stefano. E questo potrebbe avere anche una sua logica: il timore delle ‘tavolate’ assai numerose è forte, perché potrebbe diventare facile veicolo della diffusione del Covid. Ma è anche vero che questi divieti rischiano di ‘isolare’ gli anziani, genitori o nonni, che fino al 23 dicembre hanno avuto e avranno la possibilità di frequentare i loro figli e che invece nel periodo delle feste dovranno rinunciare al ‘calore’ e alla gioia dei propri affetti.

Ma vi è di più: questo valzer di decisioni, che il più delle volte si sconfessano a vicenda, sta tenendo in scacco un intero Paese. Sta tenendo in scacco chi – lavorando o studiando in una regione diversa da quella di provenienza – magari ha acquistato già un biglietto per rientrare a casa. Tutti appesi alla decisione del Governo. E neppure. Perché in questo assurdo ‘gioco’ l’ultima parola l’avranno i governatori regionali. In Campania De Luca ha fatto già sapere che in caso di ‘allentamento’ delle misure del Governo centrale, ci penserà lui – per la sua regione – a chiudere eventuali ‘vuoti’. 

venerdì, 18 Dicembre 2020 - 18:01
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