Covid, De Luca lascia la Campania in zona arancione e vieta pure l’asporto del caffè. Napoli si tinge di rosso rabbia


E’ una Napoli rossa di rabbia quella che oggi pomeriggio è scesa in strada bloccando via Partenope, la via dei ristoranti. Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha firmato nel primo pomeriggio l’annunciata ordinanza regionale che mette al bando gli aperitivi in strada nei giorni della Vigilia di Natale e del 31 dicembre ma al tempo stesso ha introdotto un’inattesa novità che ha dato fuoco alle polveri della disperazione dei titolari di attività commerciali: a differenza di quanto disposto dal ministero della Salute Roberto Speranza, a partire da domani la Campania non sarà ‘zona gialla’ e dunque non sarà, al pari di tutti gli altri territori regionali, né aperta ad accogliere gli emigrati intenzionati a ricongiungersi con i parenti in vista del Natale né sarà pronta a consentire a ristoranti e bar di ospitare clienti al loro interno per pranzo e cena.

Lo ‘sceriffo’ ha infatti deciso di lasciare la Campania in zona arancione fino al 23 dicembre (dal 24 scatterà in tutta Italia la zona rossa e vigeranno le disposizioni del ‘decreto Natale’ annunciate ieri dal premier Conte). Per dirla in maniera semplice si continuerà a non poter entrare né uscire dalla regione se non per motivi di salute, necessità e lavoro; ristoranti e bar potranno continuare a lavorare solo con asporto e domicilio ma, e qui cade una nuova incredibile restrizione, non potranno vendere con asporto bevande alcoliche e non alcoliche (ad eccezione dell’acqua). Per fare un esempio: non ci si potrà fermare all’ingresso del bar neppure per ordinare un caffè da consumare per strada mentre si cammina, come accade attualmente. Un giro di vite che inevitabilmente ha fatto esplodere il malcontento che a Napoli e in Campania serpeggia da mesi e, in particolare, da quando la regione è divenuta zona rossa.

Intorno alle 5 del pomeriggio commercianti e ristoratori hanno bloccato via Partenope, sistemando in strada dei new jersey di plastica. Chiedono la revoca dell’ordinanza, chiedono di lavorare anche se per pochi giorni. Questo perché in molti, certi dell’estensione della zona gialla anche alla Campania in base alle promesse in diretta tv del premier Conte, si sono organizzati ordinando le materie prime necessarie ad onorare i menù ed hanno richiamato in servizio il personale. E in molti già da ieri erano tornati nei propri locali – alcuni dei quali rimasti chiusi perché non prevedevano consegne a domicilio o vendita d’asporto – per fare sì che tutto fosse pronto per il grande giorno. «Vogliamo essere rispettati – lamentano i manifestanti – Non puoi dire il pomeriggio del sabato che ci chiudi, perché significa che a me hai fatto fare un investimento per la riapertura che adesso devo buttare a mare. Se mi vuoi chiudere fino a marzo, dillo chiaramente. Una volta per tutte. Ma non sabato pomeriggio.

Al fianco dei ristoratori ci sono anche esponenti della Lega, come il parlamentare napoletano Gianluca Cantalamessa: «Questa nuova ordinanza è solo per puro sadismo. Tra governo e palazzo Santa Lucia stiamo assistendo ad un vero e proprio accanimento verso una categoria che offre lavoro a migliaia di famiglie. I diversi DPCM e l’attuale Ordinanza regionale, condannano di fatto i bar, i ristoranti e le tante partite Iva ad un dicembre in perdita. In alcune fasce orarie sarà proibito anche bere per strada succhi di frutta, the e altre bevande all’infuori dell’acqua. Se dovesse salire la tensione sociale, Dio ce ne scampi, qualcuno si dovrà assumere la responsabilità. De Luca, ancor prima del virus, ha ammazzato il Natale».

Dalla parte dei ristoratori anche l’assessore al commercio del Comune di Napoli, Rosaria Galiero: «E’ inaccettabile dopo gli immensi sacrifici sostenuti negli ultimi mesi che ancora una volta senza il minimo preavviso la Regione Campania emetta con tale leggerezza un provvedimento che arreca ulteriori disagi e danni alle categorie di imprenditori e lavoratori campani maggiormente colpiti dalle conseguenze dell’epidemia da Covid-19. Già risultavano incomprensibili le misure del Governo ma questo gioco a voler dimostrare chi si intesta le misure piu’ dure ai danni dei cittadini va fermato». «Non si comprende per quale motivo tale provvedimento non sia stato annunciato e anticipato dalla normale condivisione dei sui contenuti che avrebbe potuto evitare che migliaia di attività si esponessero negli acquisti e nel richiamare i propri lavoratori. Piena solidarietà agli imprenditori e lavoratori colpiti da questo provvedimento», ha aggiunto l’assessore Galiero.

Furiosi anche gli emigrati, che avevano già acquistato i biglietti dell’aereo e del treno da usare domenica 20 dicembre al fine di rientrare a Napoli e in altre località della Campania. La zona arancione proibisce spostamenti se non giustificati da ragioni lavorative, di salute e di necessità e, ovviamente, il pranzo di Natale insieme ai genitori non rientra nella rosa delle ‘urgenze’. Di qui la furia e la delusione di tantissimi fuorisede, che non sanno cosa fare. Proprio al pari dei ristoratori. Confcommercio Campania ha rivolto un appello al prefetto per cancellare la decisione di De Luca: «E’ gravissimo il comportamento della Regione Campania che vuole bloccare bar, ristoranti e imprese commerciali. Disposizioni incomprensibili e inefficaci che rischiano di provocare gravissimi danni alle imprese senza avere utili ricadute sulla salute dei cittadini. La scelta di impedire il passaggio a zona gialla rischia inoltre di provocare un’ondata di reazioni incontrollabili», hanno commentato il commissario regionale e il direttore generale di Confcommercio Campania, Giacomo Errico e Pasquale Russo.

sabato, 19 Dicembre 2020 - 19:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA