Esame di abilitazione per i curatori fallimentari (e non solo), la proposta di legge del M5S indigna i commercialisti

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Per diventare curatori fallimentari, liquidatori, commissari giudiziali o delegati vendita potrebbe non bastare più essere commercialisti ed esperti contabili, consulenti del lavoro o notai: una proposta di legge dei deputati Colletti Berardini, Caretta, Penna ( “Modifiche alla legge 31 dicembre 2012, n. 247, in materia di specializzazione e di accesso alla professione forense, nonché delega al governo per il riordino della disciplina in materia di difesa tecnica affidata a professionisti diversi dagli avvocati”) infatti prevede che questi professionisti debbano sostenere l’esame di abilitazione dello specifico settore di specializzazione concorsualitico previsto dalla legge 247/2012 della Disciplina dell’ordinamento della professione forense. In particolare l’articolo 9 comma 1 lettera d di quella legge sarebbe sostituito dall’articolo 1 della proposta di legge del Movimento Cinque Stelle. Una proposta che ha fatto indignare le associazioni di commercialisti ed esperti contabili Adc, Andoc, Fiddoc e Ungdcec che con una lettera congiunta hanno espresso la propria contrarietà alla riforma.

«Si resta basiti – scrivono i rappresentanti delle associazioni – Storditi nel leggere queste proposte prima di tutto partendo dall’amara consapevolezza che non sia stato ritenuto parimenti fondamentale prevedere un coordinamento anche con le norme del decreto legislativo 139/2005 quale Costituzione dell’Ordinamento dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili giacché costituisce, congiuntamente al codice deontologico, la norma di fondazione della nostra professione».

«In questi anni – continua la nota – la nostra categoria ha visto accesi dibattiti sul tema delle specializzazioni e siamo i primi a sostenere che mai come ora occorrano interventi mirati ed esaustivi per disciplinare la complessità delle materie che svolgiamo ogni giorno rendendoci, esami a parte, competenti e professionalizzati sul campo. Ma come si può pensare di proporre a dei professionisti laureati, abilitati, iscritti ad un albo professionale quale appunto quello dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, con obbligo di formazione continua in tutte le materie della professione, di dover anche sostenere un ulteriore esame di “abilitazione” per il settore di specializzazione tributaristico e concorsuale? Tra l’altro con l’incongruenza di riferirsi al momento a normative proprie delle specializzazioni degli avvocati e non anche dei commercialisti».

«Questi temi sono a noi molto cari: specializzazioni, formazione e opportunità di crescita e inserimento dei giovani in settori così rilevanti per la nostra professione e per il sistema stesso che ne beneficia. E tali temi non possono e non dovrebbero essere mai approcciati senza un confronto con tutti gli interlocutori che a vario titolo se ne occupano, senza soppesare a sistema tutti gli aspetti connessi, tipo l’aggiornamento professionale continuo, l’esperienza già maturata anche in studi presso i quali si è svolta la pratica o una collaborazione successiva, ed altri e tanti importanti aspetti. Non sono temi questi che possono essere approcciati in modo affrettato e “pressapochistico”».

«Le professioni hanno bisogno di una riforma? Possiamo condividere questa valutazione ma serve lavorare con metodo, organicità, condivisione e comprensione delle specificità delle varie categorie professionali coinvolte, senza intervenire a “gamba tesa”, in maniera disorganica. Non abbiamo bisogno di ulteriori “prove d’esame” da dover sostenere, ma di sostegno per l’impegno che ci viene chiesto giornalmente, proprio in questo periodo di emergenza sanitaria e economica. Chiediamo a gran voce il riconoscimento del ruolo imprescindibile che la nostra categoria ha assolto ed assolve ogni giorno accanto alle istituzioni, alle imprese e ai cittadini».

martedì, 22 Dicembre 2020 - 11:33
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