Bufera procure, il processo disciplinare al magistrato-politico Ferri si ferma ancora. Entra nel vivo quello a 5 ex del Csm

Luca Palamara
Luca Palamara al centro dello scandalo sulle toghe

Il processo disciplinare al magistrato in aspettativa Cosimo Mattia Ferri, attuale parlamentare di Italia Viva, non s’ha da fare, mentre quello che vede sotto accusa cinque ex consiglieri del Csm entra nel vivo.
Lo scandalo che nel 2019 ha investito la magistratura e che ancora oggi ha i suoi pesanti strascichi vede adesso il consiglio disciplinare del Csm impegnato nel decidere se e quali misure adottare nei confronti dei magistrati protagonisti delle ‘chat’ con Luca Palamara, il pm romano al centro delle manovre per condizionare le nomine dei capi di alcuni uffici di procura e per questo radiato dalla magistratura.

Giovedì 7 gennaio si sono tenute le udienze che hanno riguardato sia Ferri che cinque ex consiglieri del Csm. Ebbene, l’udienza a carico di Ferri è stata aggiornata al primo febbraio: il rinvio è scaturito dal fatto che non c’è stata ancora la pronuncia sulla istanza di ricusazione di tre giudici disciplinari presentata dal parlamentare. A Ferri viene contestato un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei magistrati che concorrevano per il posto di procuratore di Roma e nei confronti dei consiglieri di Palazzo dei marescialli, diretto a condizionare le funzioni attribuite dalla Costituzione all’organo di governo autonomo della magistratura. La vicenda è la riunione notturna all’hotel Champagne del 9 maggio del 2019 che è già costata la radiazione dall’ordine giudiziario all’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. In quell’incontro Palamara e 5 ex togati del Csm (anche loro a processo disciplinare), Ferri e un altro parlamentare, Luca Lotti, discussero – secondo l’accusa – la strategia da tenere sulla nomina del procuratore di Roma. Nomina a cui erano direttamente interessati Palamara, che concorreva come procuratore aggiunto a Roma, e Lotti, che era imputato per decisione della procura romana nel processo Consip. L’istanza di ricusazione ancora in sospeso è la terza presentata da Ferri dall’inizio del procedimento.

Quanto, invece, all’udienza a carico di cinque ex togati di Palazzo dei Marescialli (Luigi Spina, Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli e Corrado Cartoni), il tema che ha tenuto banco è stato quelle delle intercettazioni eseguite grazie al Trojan inoculato nel cellulare di Luca Palamara. Si è proceduto con le richieste istruttorie formulate dalla procura generale della Cassazione e dalle difese. L’avvocato generale della Suprema Corte Pietro Gaeta e il sostituto pg Simone Perelli hanno chiesto l’acquisizione agli atti di alcuni documenti, in particolare verbali tratti dal procedimento disciplinare già svolto a carico di Palamara (che il ‘tribunale delle toghe’ ha espulso dalla magistratura lo scorso ottobre) e, soprattutto, della trascrizione delle intercettazioni utilizzate nel processo, tra cui quella della riunione notturna all’hotel Champagne.

A tali richieste si sono opposte le difese, mettendo in dubbio l’utilizzabilità di tali intercettazioni nel procedimento. Sulla questione, dunque, dovrà pronunciarsi il collegio disciplinare, che dovrà inoltre decidere sulle istanze istruttorie dei difensori, relative anche ad audizioni di testimoni. Il legale di Morlini, il professor Vittorio Manes, ha poi chiesto in particolare che vengano acquisiti dalla disciplinare i verbali delle riunioni della quinta Commissione del 21 e del 23 maggio 2019, quando si affrontò il tema della nomina del nuovo procuratore di Roma per «dimostrare – ha detto – l’assenza di ogni accordo».

venerdì, 8 Gennaio 2021 - 21:13
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