Anche YouTube mette in castigo Trump: canale sospeso per 7 giorni. E il mondo si divide: scelta legittima o censura?

Donald Trump
Trump durante la campagna elettorale

E’ ormai diventato un paria dei social media, Donald Trump. Bannato da Facebook e Twitter, ora il presidente uscente degli Stati Uniti d’America viene escluso anche (per una settimana) dalla piattaforma Youtube. Isolato sui social network, a pochi giorni da un’uscita di scena con disonore, Trump subisce l’ostracismo dei giganti del Big Tech. L’ultima in ordine di tempo, la messa al bando da parte del colosso YouTube America, che ha rimosso i contenuti caricati dal canale dell’ex tycooon newyorkese «dopo attenta revisione» e assegnato al canale un avvertimento per «violazione delle nostre policy in merito all’ incitamento alla violenza. Come risultato – spiegano da YouTube America –  in conformità con il nostro sistema di avvertimenti in vigore già da lungo tempo» il canale ora non potrà caricare nuovi video o livestream per minimo di 7 giorni, potenzialmente estendibili». Il canale, ha aggiunto il portavoce di Google (cui YouTube fa capo) ha inoltre «definitivamente disabilitato i commenti sotto i video del canale, come già fatto in passato in altri casi» simili.

Il canale di video e streaming più noto e frequentato al mondo è solo l’ultimo dei social media che ha deciso di emarginare la comunicazione in Rete di Donald Trump. Il presidente Usa ancora in carica (il passaggio di consegne con Biden dovrebbe avvenire senza Trump il prossimo 25 gennaio), prima di YouTube, è stato bloccato da Facebook, Instagram e altri social in maniera temporanea mentre Twitter, la piattaforma preferita di The Donald, lo ha bannato a vita; e inutile è stato il tentativo, più provocatorio che serio, del repubblicano, di tornare online con un proprio profilo farlocco. Anche i fake sono stati bannati. Una strategia che arriva al culmine del mandato di Trump, caratterizzato, come mai avvenuto da parte di un presidente americano arrivato al potere nell’era dei social media, da un uso frequente e smodato. Tra dichiarazioni di ‘guerra’ twittate, commenti acidi e post discutibili anche in periodi caldi per la cronaca americana, come le rivolte dopo l’omicidio dell’afroamericano George Floyd da parte di alcuni agenti di polizia, la condotta di Trump sui network della nuova informazione è stata quella di un Giamburrasca digitale, con tutte le conseguenze date dal fatto che a maneggiare sportivamente lo smartphone non è un uomo qualunque, ma il presidente Usa.

Solo con la protesta diventata assalto a Capitol Hill lo scorso 6 gennaio, però, dopo qualche precedente tentativo di bloccarne le esternazioni appellandosi alla policy dell’azienda, Twitter ha deciso per la cacciata di Trump dalle sue colonne. Una decisione epocale e che fa discutere, con l’opinione pubblica divisa tra chi vede nella cacciata il giusto epilogo di una ondata di tweet e post sediziosi e chi invece invoca la libertà di espressione sempre e comunque e parla apertamente di ingiusta censura. Una discussione delicata, su cui ora arriva come una scure anche la decisione di YouTube: sulla sua piattaforma i contenuti di Trump non sono bene accetti, una settimana in castigo.

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mercoledì, 13 Gennaio 2021 - 10:52
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