Vittime di stupro, la Consulta: «Lo Stato deve pagare a tutte le spese legali, senza distinzione di reddito»

Abusi

Le vittime di stupro vanno sostenute economicamente dallo Stato in caso di processo. Sempre. Indipendentemente dal reddito di cui godono.

Il punto fermo sul sostegno alle spese processuali per chi subisce un’aggressione sessuale arriva dalla Corte Costituzionale che ha ritenuto non fondata una questione di illegittimità sollevata dal gip del tribunale di Tivoli. Si tratta, in particolare, dell’articolo 4-ter del ‘Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia’ che prevede proprio l’automatica ammissione al patrocinio gratuito della persona offesa dai reati contro la libertà sessuale «anche in deroga ai limiti di reddito previsti dal presente decreto», cioè 10.628,16 euro.

La Corte spiega che «è evidente che la ratio della disciplina in esame è rinvenibile in una precisa scelta di indirizzo politico-criminale che ha l’obiettivo di offrire un concreto sostegno alla persona offesa, la cui vulnerabilità è accentuata dalla particolare natura dei reati di cui è vittima, e a incoraggiarla a denunciare e a partecipare attivamente al percorso di emersione della verità. Valutazione che appare del tutto ragionevole e frutto di un non arbitrario esercizio della propria discrezionalità da parte del legislatore». A queste argomentazioni, prosegue la Consulta, «va aggiunta la considerazione che nel nostro ordinamento sono presenti altre ipotesi in cui il legislatore ha previsto l’ammissione a tale beneficio a prescindere dalla situazione di non abbienza».

La sentenza cita anche il decreto-legge del 23 febbraio 2009, n. 11 sul contrasto alla violenza sessuale e allo stalking nella parte in cui si richiama “la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre misure per assicurare una maggiore tutela della sicurezza della collettività, a fronte dell’allarmante crescita degli episodi collegati alla violenza sessuale, attraverso un sistema di norme finalizzate al contrasto di tali fenomeni e ad una più concreta tutela delle vittime dei suddetti reati».

La sentenza, che risale al 3 dicembre scorso, è stata pubblicata l’11 gennaio 2021. «E’ una sentenza importante – il commento della senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della commissione Femminicidio – perché si tratta di un sostegno concreto, non solo materiale ma anche psicologico, per chi denuncia. Passa il messaggio che lo Stato è dalla parte di queste bambine, ragazze e donne abusate in vario modo».

mercoledì, 13 Gennaio 2021 - 07:47
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