Una battaglia culturale, quella che ieri ha raggiunto un’importante tappa in Corte Costituzionale. E’ la battaglia per l’aggiunta del secondo cognome, quello della madre, da attribuire ai figli. La Consulta, che già aveva definito «indifferibile» la riforma e l’intervento quindi del legislatore in nome del principio di parità, ha sollevato la questione di costituzionalità dell’articolo 262 del Codice civile che stabilisce che ai figli venga dato solo il cognome del padre. Una mossa necessaria, da parte dei giudici costituzionali, per dare uno strattone al Governo sinora inerte su una riforma attesa da anni. Dopo l’intervento della Corte cinque anni fa, infatti, nulla si è mosso dalle parti del legislatore che, nonostante i progetti di riforma esistenti, non ha spostato di una virgola l’attuale situazione ignorando gli appelli della Consulta che ieri ha deciso di agire ‘in autonomia’ ponendo essa stessa la questione di legittimità. Una decisione rara, non frequente, ma di sicuro impatto.
La scelta è stata presa nella camera di consiglio in cui la Corte costituzionale ha esaminato la questione di legittimità sollevata dal Tribunale di Bolzano sul primo comma dell’articolo 262 del Codice civile nella parte in cui non consente ai genitori di assegnare al figlio riconosciuto ma nato fuori dal matrimonio il solo cognome materno. Partendo da questa questione, i giudici hanno deciso di estendere la materia da valutare e pronunciarsi sulla regola generale, valida sia per i figli nati durante il matrimonio che al di fuori.
Giudice relatore è Giuliano Amato, che proprio cinque anni fa scosse l’automatismo dell’attribuzione del solo cognome paterno al figlio legittimo dichiarandone la incostituzionalità in presenza di una diversa volontà dei genitori. Una sentenza che doveva fungere da apripista al lavoro di riforma del legislatore, poi rimasta al palo. Secondo quella decisione costituiva una «irragionevole disparità» di trattamento dei coniugi l’impossibilità di non dare al bambino il cognome della mamma. Una disparità che «non trova alcuna giustificazione nella finalità di salvaguardia dell’unità familiare».
Leggi anche:
– Stop in extremis alle cartelle esattoriali: scostamento di 32 miliardi per bloccare l’invio. Sanatoria fiscale in arrivo
– Crisi, sul pallottoliere di Conte i voti dei transfughi di Italia Viva e Forza Italia. Ecco chi sono i ‘responsabili’
– Vaccini alla Mostra d’Oltremare a Napoli, scontro sulla troupe in fila. L’Asl: «Infiltrati». La Rai: «Falso, ci sono prove»
venerdì, 15 Gennaio 2021 - 09:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA