L’addio al cianuro di Matteo Renzi a Conte: «Politico senza gavetta e orizzonti. Mi ha proposto incarico internazionale»


Il faccia a faccia è arrivato alle 17.33. A quell’ora, dopo la sanificazione dell’aula di Palazzo Madama, Matteo Renzi ha potuto incrociare lo sguardo di Giuseppe Conte e per venti minuti dare il senso di una crisi al buio che la maggioranza degli italiani ad oggi non ha ancora compreso. Ma non ci sta, Renzi, a subire il ruolo di pietra dello scandalo, e approfitta della replica al discorso del premier per trasformare l’intervento in requisitoria. Se Conte, come più volte ripete il leader di Italia Viva, alle dimissioni ha preferito l’arrocco, Renzi non esita a mostrare il petto. «Quando una storia volge al termine – dichiara – meglio non lasciare nulla in sospeso. E allora spieghiamo noi perché ci siamo allontanati. Questo non è il governo più bello del mondo, e con una pandemia in corso serve un governo più forte. Non basta la narrazione del ‘siamo un modello per gli altri Paesii».

Senza le dimissioni, che Conte non ha dato, la crisi politica di fatto non c’è. Ma, sottolinea Renzi, ce ne sono altre 3 ben più gravi: quella economica, quella sanitaria e quella educativa e scolastica: «Macigni che non sono entrati nel suo discorso, che è stato un sommario di punti aperti. Mi aspettavo una visione, un orizzonte». Un orizzonte che, secondo Renzi, per Conte si ferma alla vista dalla sua finestra di Palazzo Chigi: «Sono mesi che chiediamo una svolta, chiediamo di cambiare. Sinora siamo stati pazienti e responsabili, ora però è il momento opportuno. Ora o mai più, perché esiste la libertà costituzionale di occuparsi del bene comune anche durante una pandemia. Sulle nostre proposte, non abbiamo ricevuto risposte».

Ma è quando archivia il passaggio sull’agenda che Renzi immagina per il Paese, che il confronto cade sul personale. Renzi difende la scelta di sacrificare due ministri e un sottosegretario, rivendica la decisione, a dispetto delle ironie, come segnale di coerenza: «Serve rispetto per chi abbandona una poltrona in cambio di un’idea», poi affonda: «A lei, presidente, è mancata la gavetta e immagina che la politica sia l’arte difficile di governare. Ma in questa arte non basta promettere poltrone. Lei ha dato l’impressione a qualcuno dell’opposizione e anche a qualcuno di noi di essere più preoccupato di dare ruoli. Anche a me, quando ci siamo incontrati, ha chiesto se volessi incarichi internazionali». Un colpo basso servito a freddo e sovvertire la narrazione di un Renzi attaccato a poltrone e incarichi per dare vita ad un affresco diverso, in cui è Conte a lusingare e irretire e il leader di Iv a dire no. In cui è Conte il cattivo (qui Renzi cita l’episodio del meme contro di lui pubblicato per errore, probabilmente dallo staff di comunicazione del premier, sulla pagina ufficiale di Conte) e Renzi un idealista.

Non c’è spazio per una intesa, anche di terza mano: Renzi lo dice senza dirlo, anche quando corregge i verbi dal presente al passato (‘ho chiesto risposte’ subito dopo aver detto ‘chiedo risposte’. La storia d’amore è finita e in venti minuti ha potuto dir tutto quello che aveva dentro. Il resto lo farà il lavorio diplomatico dietro le quinte ma nell’aula di palazzo Madama per Italia Viva c’è solo l’astensione e una frecciata finale: «“ei può venire in Parlamento e trovare la maggioranza, vediamo se arriverà a 161…Sarà un maggioranza raccogliticcia? Vi auguro sia maggioranza ma fate presto, non c’è tempo da perdere».

martedì, 19 Gennaio 2021 - 18:24
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