‘Ndrangheta e politica, sospeso il sindaco di Rosarno. L’accusa: patto con la cosca, simbolo e candidati scelti dal boss

Giuseppe Idà. sindaco di Rosarno (Reggio Calabria)

Il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani ha sospeso dalla carica il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà, coinvolto nell’operazione ‘Faust’ della Dda sui presunti vincoli politico-mafiosi emersi durante le Comunali del 2016. Insieme a Idà, è stato sospeso anche il consigliere comunale finito nell’inchiesta, Domenico Scrivo. Il provvedimento è conseguente l’esecuzione della misura cautelare dei gli arresti domiciliari nei confronti dei due esponenti dell’amministrazione comunale della cittadina del Reggino in ossequio a quanto dispone il decreto legislativo 235 del 2012 (testo unico in materia di inconpatibilità) all’articolo 11 comma 2.

L’operazione Faust ha portato in tutto all’arresto di 49 persone, ritenute vicine alla cosca dei Pisano, detti ‘i diavoli di Rosarno’. Tra loro Idà e Scriva, accusati di scambio elettorale politico – mafioso. In particolare, secondo quanto emerso dalle pagine dell’ordinanza di arresti firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, quello siglato tra Idà, politico nato in Ncd e poi passato a Forza Italia, sarebbe stato una vera e propria alleanza per giungere alla vittoria elettorale nelle votazioni per scegliere il sindaco di Rosarno. In quelle consultazioni Idà guidava una lista civica in cui fu eletto come consigliere anche Scriva.

Già prima delle elezioni, questa l’ipotesi accusatoria dei magistrati della Dda e dei carabinieri reggini, i due politici avrebbero siglato il patto coi ‘diavoli’ di Rosarno; un patto che andava oltre il mero sostegno elettorale in cambio di favori, come ha spiegato il procuratore Giovanni Bombardieri. Vero stratega delle elezioni, sostiene l’accusa, era il boss Francesco Pisano, la cosca stessa avrebbe sia scelto i nomi da mettere in lista sia il simbolo e il programma elettorale.

«Un collegamento chiaro tra i Pisano e il candidato sindaco – ha affermato Bombardieri in conferenza stampa, con Idà pienamente consapevole «dell’appoggio criminale» che non solo sarebbe stato accettato ma che sarebbe nato ancora prima della campagna elettorale.    In cambio dell’appoggio, la cosca avrebbe chiesto l’assegnazione a Scriva dell’assessorato ai Lavori pubblici o, comunque, l’attribuzione di un altro incarico di prestigio. L’accordo avrebbe riguardato anche il mutamento della destinazione urbanistica di alcuni terreni di proprietà dei “diavoli” vicino allo svincolo autostradale di Rosarno e la riapertura del centro vaccinale in un immobile di pertinenza della famiglia mafiosa.

   Un accordo molto stretto – tanto che anche la prima uscita pubblica del candidato sindaco poi eletto sarebbe stata concordata prima con i referenti della cosca anche nei suoi dettagli grammaticali – dal quale, ad un certo punto, Idà avrebbe cercato di smarcarsi per smentire le voci che circolavano in paese sui rapporti tra lui ed il boss. E infatti, dopo l’arresto del latitante Marcello Pesce, Idà fece una dichiarazione per esprimere compiacimento per l’operato delle forze dell’ordine e sostegno all’opera di restaurazione del controllo di legalità. Parole che non piacquero per niente agli affiliati. «Se inizio io su facebook a dire che lui è venuto a cercare anche i miei voti lo faccio cadere subito – dice infatti uno degli uomini della cosca Pesce, tra le più potenti della ‘ndrangheta reggina e con base a Rosarno. La frase è stata intercettata dagli investigatori dei carabinieri e per l’accusa testimonia l’atteggiamento accondiscendente dell’allora candidato sindaco verso il sostegno elettorale che gli veniva dalla cosca.

   Dalle indagini, che hanno preso le mosse dalle dichiarazioni del collaboratore Lorenzo Bruzzese, è emersa l’operatività dei Pisano che spaziava non solo dal traffico di sostanze stupefacenti ma anche all’usura e all’estorsione, oltre all’ingerenza amministrativa. Accertati anche i rapporti con altre storiche cosche del reggino.

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martedì, 19 Gennaio 2021 - 06:54
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