Crisi, Cinque Stelle sull’orlo della scissione. Crimi apre a Renzi, Di Battista si infuria. E Lezzi invoca Rousseau

vito crimi luigi di maio
Vito Crimi con Luigi Di Maio

«Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie». Non lascia spazio a interpretazioni Alessandro Di Battista, esponente di livello del Movimento Cinque Stelle da diversi anni salito sul suo Aventino, fatto di aperte critiche e aspri dissensi nei confronti del partito che ha contribuito a fondare. Non è andata giù, al Dibba, la linea imposta dai vertici pentastellati alla crisi. Linea illustrata da Vito Crimi, attuale reggente del movimento, una volta uscito con la delegazione grillina dalle consultazioni con il presidente della Repubblica Mattarella. La linea è quella di un governo politico guidato da Giuseppe Conte e fondato su un patto di legislatura senza chiusure nei confronti di chi la crisi l’ha cercata e aperta, ovvero Matteo Renzi.

«Si può accettare che ci siano veti o personalismi? Oppure è il momento della responsabilità e di fare un passo avanti e farlo tutti insieme? – ha dichiarato Crimi – Al presidente Mattarella abbiamo reso la nostra disponibilità ad un confronto con chi ha a cuore l’interesse del Paese, per un governo politico a partire dalle forze di maggioranza ma con un patto di legislatura. L’unica persona in grado di presiedere questo governo, per il M5S è Giuseppe Conte».

Immediata la reazione dei ribelli del movimento. In primis Di Battista: «Prendo atto- dichiara Di Battista –  che oggi la linea è cambiata. Io non ho cambiato opinione. Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un “accoltellatore” professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. Ed ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta.  L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie».

Barbara Lezzi, ex ministra molto critica con la gestione Di Maio e con quella attuale affidata a Crimi, invoca il voto degli iscritti, linkando il tweet del deputato pentastellato Emilio Carelli: «Questo annunciato da Carelli è un repentino cambio di linea al quale, per essere legittimato, deve seguire un voto degli iscritti.  I due governi formati dal 2018 hanno visto centrale il voto dei nostri iscritti. Anche in questo caso è necessario».

La situazione, all’interno del partito di Grillo e Casaleggio, è dunque rovente e a serio rischio scissione. Saltano fuori, in queste ore, le diverse identità di partito che vuole essere sia di lotta che di Governo, escono allo scoperto le personalità più critiche e si svela l’andamento ondivago dei ‘capi’. Solo due settimane fa Luigi Di Maio definiva quello di Renzi un «gesto che considero irresponsabile e che divide definitivamente le nostre strade».  Quindici giorni, due votazioni e tre giornate di consultazioni dopo, la svolta aperturista. Difficile non presagire che sarebbe stato un colpo basso per i ‘duri e puri’ del Movimento.

venerdì, 29 Gennaio 2021 - 18:59
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