Condanna Appendino, la rivolta di duemila sindaci (300 campani) : «Non possiamo essere trattati da capri espiatori»

chiara appendino

Da Nord a Sud i sindaci italiani chiedono al Parlamento una urgente revisione del Testo unico degli Enti locali. L’iniziativa nasce dopo la condanna in sede penale del sindaco di Torino Chiara Appendino per i fatti di Piazza San Carlo del 3 giugno 2017 (qui l’articolo). La condanna di Appendino ha fatto nascere una mobilitazione di fasce tricolori coordinata dall’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani; migliaia finora i sindaci che hanno aderito all’appello (tra loro anche il sindaco di Roma Virginia Raggi e il sindaco di Milano Beppe Sala). E sono 294 i primi cittadini campani che hanno firmato il testo con cui l’Anci chiede la modifica del Tuel, come il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, quello di Ercolano Ciro Buonajuto, Enzo Cuomo a Portici, Carlo Marino a Caserta, Giovanni Palomba di Torre del Greco.

Una reazione corale e immediata quella dei sindaci italiani che in 2018 (ma la lista è in costante aggiornamento) hanno firmato l’appello del presidente Anci Antonio Decaro. Tantissime le firme di sindaci di Comuni piccoli e piccolissimi, piemontesi e sardi, abruzzesi e veneti, siciliani e lombardi. Tra loro anche il sindaco di Chiuduno e responsabile degli enti locali della Lega, Stefano Locatelli, e il  sindaco di Valdengo e vicepresidente vicario dell’Anci, Roberto Pella. Un fronte bipartisan, dunque, e non una semplice iniziativa di solidarietà ma, spiega l’Anci in una nota, una vera e propria «chiamata all’azione».

«Non chiediamo immunità o impunità – è scritto nell’appello – non dubitiamo del lavoro dei magistrati e rispettiamo il dolore dei parenti delle vittime. Ma domandiamo: possono i sindaci rispondere personalmente e penalmente di valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono essere condannati per aver fatto il loro lavoro?».

Da parte dell’Anci Campania un atto di accusa contro una normativa che trasforma i sindaci in «capri espiatori»: «In questo contesto di norme e regolamenti – si legge nel comunicato diffuso ieri –  diventerà sempre più  difficile fare il mestiere di sindaco.  Un problema che Anci ormai da anni ha posto all’attenzione del governo e del Parlamento. Possono i sindaci rispondere personalmente, e penalmente, per valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono i sindaci continuare a essere i capri espiatori, le uniche istituzioni sulle quali si scarica il peso di scelte dalle enormi responsabilità? Possono essere condannati perché fanno  il loro lavoro?».

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lunedì, 1 Febbraio 2021 - 09:49
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