Impianti sciistici chiusi alla vigilia della ripartenza: insorgono i ministri della Lega. Draghi già costretto a sminare

I ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia

Non basta la promessa di ristori immediati da parte del ministro della Salute Roberto Speranza a sedare quella che è la prima ‘rissa’ nella neonata maggioranza guidata dal premier Draghi. Vexata quaestio è la chiusura degli impianti di sci, decisa ieri, cioè alla vigilia della ripresa, e che impone lo stop alle attività fino al 5 marzo prossimo. Un provvedimento che come un fulmine incenerisce le speranze di ripresa del settore, già inchiodato dalla crisi, e che alimenta lo scontro, trainato soprattutto dalla Lega, che oggi fa parte del Governo, e dalle Regioni. A destare perplessità è che la chiusura sia imposta un giorno prima della scadenza, quando con tutta evidenza i titolari di impianti si erano organizzati per riprendere.

Non hanno mezzi termini i neo ministri Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico, vice di Salvini) e Massimo garavaglia (disabilità), che tolgono la casacca ministeriale per indossare la pochette verde del Carroccio e attaccano: «La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto». Una prima mina che il presidente del Consiglio dovrà far brillare al più presto attraverso indennizzi rapidi, più rapidi di quelli sinora elargiti. Anche questa è una sfida per il nuovo esecutivo tecnico-politico: sanare i ritardi negli aiuti alle categorie.

Il grido di allarme, per i gestori degli impianti sciistici, è stato lanciato dal Coordinatore della Commissione speciale Turismo ed Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario che parla di «mazzata all’ultimo secondo, perché dopo due rinvii arriva un altro stop. Le Regioni in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne una macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole». 

Per l’Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari «dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l’apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l’inverno».

Critico anche il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana che sottolinea come «ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini». Per il presidente della Regione Valle d’Aosta, Erik Lavevaz (Union Valdotaine) «una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell’apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile. Pur capendo le motivazioni sanitarie, la procedura non è sinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e di correttezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allo sci. Sono molto amareggiato».

Il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini esrpime «stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza».

Non commenta sui social, invece, Matteo Salvini che prima del Governo Draghi avrebbe sicuramente sferrato un attacco frontale; lo riserva invece al consulente del Cts Walter Ricciardi che ancora ieri invocava il lockdown totale: « Non se ne può più di “esperti” che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Confidiamo che con Draghi la situazione torni alla normalità».

lunedì, 15 Febbraio 2021 - 08:06
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