M5s diviso sulla fiducia a Draghi, Casaleggio finto paciere: «Invece del no, astenetevi». Ma la sua è benzina sul fuoco

Davide Casaleggio con Alessandro Di Battista

A lanciare benzina sul fuoco che già divampa all’interno del Movimento Cinque Stelle ci ha pensato ieri Davide Casaleggio con un post su Facebook che invita i parlamentari contrari alla fiducia al Governo Draghi ad astenersi. Una «ingerebza gravissima e senza precedenti» secondo le voci di dentro del M5s riportate dall’agenzia Adnkronos, che contribuisce ad allargare la spaccatura tra i grillini, divisi sull’appoggio al nuovo esecutivo che accorpa anche Lega e Forza Italia. «Molti parlamentari – scrive Casaleggio facendosi portavoce esterno del dissenso –  mi segnalano che vorrebbero votare contro non essendo passibili di sanzioni disciplinari sulla base dei precedenti e delle regole attuali, ma credo sia importante in questo momento lavorare per la massima serenità di tutti nel rispetto di regole e principi che ci siamo dati. Per questo motivo, auspico che chi sente il disagio nel sostenere questo Governo percorra la scelta della astensione». Peraltro con lo stesso post, il figlio del fondatore Gianroberto Casaleggio fa riferimento alla possibilità di rivotare su Rousseau, la piattaforma online su cui la scorsa settimana il 59,3% degli iscritti (circa 44mila votanti) ha detto sì alla nascita del nuovo Governo. «Se non sarà possibile sottoporre un nuovo quesito agli iscritti – scrive – credo sia comunque importante non creare una divisione nel gruppo parlamentare».

In apparenza quello di Casaleggio jr doveva essere un tentativo di mediazione, ma dire «se volete votare no e se non si può rivotare su Rousseau, astenetevi» equivale a sovrapporsi alla volontà dei vertici politici pentastellati che su questo snodo della loro storia chiedono ovviamente unità senza crepe. Un’unità che sembra molto lontana, però: circa venti senatori del M5s sarebbero infatti intenzionati a votare no alla fiducia e si susseguono le riunioni parlamentari tra ribelli per decidere il da farsi. Vito Crimi, capo politico alle prese con la più seria crisi del Movimento, ha ribadito che un no equivale all’espulsione, mentre per chi si astiene non sono state ancora prese decisioni, mancando un capitolo nello Statuto.

A insistere per un nuovo voto su Rousseau è la senatrice ed ex ministro Barbara Lezzi: «Il quesito parlava del superministero – ha detto a Il fatto quotidiano – Gli iscritti hanno votato su altro, quindi la consultazione va ripetuta. Lo Statuto lo consente, entro cinque giorni dalla precedente votazione. Possiamo sempre optare per l’astensione, e i ministri possono fare un passo di lato. Il governo partirebbe e noi lo valuteremmo su ogni provvedimento, potendo incidere. In questo esecutivo siamo minoranza, non abbiamo peso». Il problema è dunque anche nei soli 3 ministeri racimolati (Di Maio agli Esteri, Patuanelli spostato dal Mise all’Agricoltura per fare spazio alla Lega, D’Incà ai Rapporti con Parlamento mentre il super ministero per la Transizione ecologica voluto dai grillini è andato al tecnico Roberto Cingolani, ‘amico’ della Leopolda di Matteo Renzi).

Anche il senatore  Emanuele Dessì, da sempre considerato un mediatore del M5s è schierato apertamente sul fronte contrario al governo: «Se le cose dovessero rimanere così, voterò no» anche se riconosce di avere «paura dell’espulsione», ma allo stesso tempo «non posso pensare di perdere la mia dignità politica. Dispiace, ma non riconosco più, in alcuni nostri dirigenti, lo spirito del Movimento», dice Dessi’ in un’intervista a ‘La Stampa’.

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lunedì, 15 Febbraio 2021 - 09:09
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