Dpcm: nulla da fare per le palestre, speranze per cinema e teatri. La Pasqua in lockdown fa litigare Zingaretti e Salvini

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La preoccupazione per le varianti Covid, il previsto arrivo di una terza ondata, costringono il Governo a riporre in un cassetto i protocolli che già dal 6 marzo, data di entrata in vigore del nuovo Dpcm antiontagi, avrebbero consentito la riapertura di palestre e piscine. Una riapertura che sarebbe comunque stata subordinata a regole severissime, tra cui la possibilità di aprirle sono per lezioni individuali e con molte altre restrizioni su igiene e distanziamento. Nulla di fatto, sfuma anche questa chance per i titolari di palestre e piscine di vedere riaperte, anche se in maniera limitata, le loro attività. E sfuma, per le stesse ragioni dettate dalla prudenza, la possibilità, invocata dai governatori regionali in modo trasversale, di riaprire la sera ristoranti e bar nelle zone a minor rischio contagio. La proposta era quella di consentire che le attività andassero avanti fino alle 22, ciò fino al coprifuoco. Ma al momento questo allentamento, che avrebbe costituito una boccata di ossigeno per chi opera nel settore, è messo in stand by.

Si ragiona, invece, e lo si fa concretamente, sulla riapertura di cinema e teatri in zona gialla. Potrebbero riaprire il 27 marzo, secondo le indiscrezioni emerse dall’ultimo vertice a Palazzo Chigi in cui il ministro della Cultura Dario Franceschini ha spinto proprio sul tasto della ripresa delle attività culturali, alla luce anche delle proteste degli operatori del settore, in tutta Italia. Il 27 marzo peraltro è una data simbolica, perché è la Giornata mondiale del teatro, quale occasione più propizia per alzare i sipari e riattivare cineprese, di certo con protocolli sanitari rigidissimi e nel rispetto del coprifuoco.

Rispetto invece al restante contenuto del nuovo decreto, l’ipotesi è che le restrizioni coinvolgano Pasqua e Pasquetta in tutte le Regioni indipendentemente dal colore. Critico Matteo Salvini della Lega, che considera questa eventualità «irrispettosa per gli italiani».

«Mi rifiuto – ha affermato il leghista –  di pensare ad altre settimane e altri mesi, addirittura di chiusura e di paura . Se ci sono situazioni locali a rischio, si intervenga a livello locale. Però parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani». La sua esternazione è diventata in breve terreno di scontro politico nella nuova maggioranza, con la replica di Nicola Zingaretti (Pd): «Vedo che sulla pandemia Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia. Buon senso e coerenza è avere una linea indicata dal Governo e rispettarla. Così si sta in una maggioranza e si danno certezze alle persone».

Scintille sulla linea del rigore confermata dal nuovo premier, mentre si delineano aperture alle Regioni nel metodo se non nel merito. Le ordinanze del ministro della Sanità sui colori dei territori, in seguito al monitoraggio del venerdì, d’ora in poi entreranno in vigore il lunedì e non la domenica: lo promette la ministra delle Autonomie Mariastella Gelmini in un vertice con gli Enti locali. Ciò per evitare il caos – e le perdite economiche – di ristoranti e bar aperti un giorno su due nel weekend (che costituisce l’80% del fatturato settimanale secondo Coldiretti). Nella riunione Gelmini e il ministro della Salute Roberto Speranza hanno assicurato un’altra novità: la bozza del nuovo Decreto del presidente del Consiglio, in vigore dal 6 marzo, sarà mandata domani ai governatori, dunque in notevole anticipo sulla scadenza di quello attuale. Un gesto di apertura alle Regioni, che hanno chiesto a più riprese di evitare decisioni ‘last minute’ con l”effetto sci’, impianti pronti a riaprire stoppati la sera prima.

venerdì, 26 Febbraio 2021 - 09:16
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