Spaccio di droga sullo Stretto, smantellate due ‘piazze’ tra Reggio e Messina: 7 arresti


Una piazza di spaccio nel piccolo Comune di Varapodio, duemila abitanti in provincia di Reggio Calabria. Un giro di stupefacenti gestito da una oliata organizzazione composta di persone del Reggino, scoperta dai carabinieri nel corso di altre indagini relative a una serie di atti violenti, compreso un omicidio, compiuti nel 2018. Nel corso delle investigazioni, i carabinieri mettono gli occhi sul giro di droga e tra gennaio e luglio 2019, coordinati dalla Procura reggina, monitorano la piazza di spaccio, piazzano microspie e intercettano telefonini riuscendo a ricostruire organigramma e attività del gruppo.

L’epilogo dell’attività arriva questa mattina con l’ordinanza del gip di Palmi che dispone l’arresto di sette persone, accusate di detenzione, vendita, acquisto o cessione di sostanze stupefacenti. Destinatari delle misure sono:

  1. GERACE Pietro, 39enne di Varapodio;
  2. RANIERI Giuseppe, 59enne di Varapodio;
  3. RANIERI Rosaria, 22enne di Varapodio, sottoposta agli arresti domiciliari;
  4. MANGANO Francesco, 31enne di Oppido Mamertina;
  5. MAIORANA Giovanni, 48enne di Messina;
  6. MAZZA Pietro, 26enne di Messina, sottoposto agli arresti domiciliari;
  7. SPIZZICA Antonio, 43enne di Gioia Tauro, sottoposto agli arresti domiciliari.

La genesi dell’attività è rappresentata da una serie di danneggiamenti con arma da fuoco che hanno interessato il Comune di Varapodio negli ultimi mesi del 2018 e che hanno catalizzato l’attenzione degli investigatori nel territorio. Gli sviluppi delle attività investigative hanno permesso, in breve tempo, di far luce sull’esistenza di un gruppo criminale, essenzialmente di Varapodio, dedito in modo sistematico e professionale alla compravendita di sostanze stupefacenti del tipo hashish, marijuana e cocaina, ceduta anche al dettaglio proprio nella “piazza” del piccolo paese della Piana di Gioia Tauro. Diversi gli acquirenti identificati, anche appena maggiorenni, che si rivolgevano ad alcuni degli indagati per comprare la singola dose di marijuana o cocaina da consumare. Ranieri Giuseppe, in particolare, è stato individuato come il principale protagonista di tali vendite, avvalendosi spesso per le materiali cessioni di Pietro Gerace ma anche, soprattutto per i traffici verso il messinese, dell’intermediazione della figlia Rosaria, del genero Mangano Francesco, nonché di Spizzica Antonio. Proprio Messina era infatti un’altra importante “piazza” di spaccio per il gruppo criminale, grazie a Maiorana Giovanni, il quale, avvalendosi dell’aiuto e intermediazione del genero Mazza Pietro, ha acquistato frequentemente cospicui quantità di marijuana e hashish di varia qualità dal Ranieri, nell’ordine di diversi kg per cessione, per poi procedere alla vendita al dettaglio nella provincia siciliana.

Gli indagati hanno adoperato particolari modalità organizzative per la vendita e il trasporto della sostanza, al fine di eludere eventuali controlli. In particolare, nel corso delle conversazioni intercettate, non facevano mai riferimenti alla compravendita di sostanza, ma le quantità e i relativi prezzi venivano individuati attraverso parole in codice, come “i minuti” o riferimento ad “animali” o altra merce da vendere, proprio per distogliere l’attenzione degli eventuali inquirenti. Massiccio è stato poi l’uso di servizi di messaggistica on-line, al fine di evitare chiamate tradizionali. Nelle compravendite più cospicue verso il messinese, inoltre, frequente era l’abitudine di inviare prima dei campioni di sostanza, anche di pochi grammi, al fine di far testare la qualità della droga, che aveva diversi prezzi, per poi procedere alla vendita del quantitativo richiesto.

Spesso la sostanza stupefacente veniva nascosta in intercapedini della carrozzeria o nelle plastiche di allestimento interno delle vetture in modo da rendere molto più difficoltoso il ritrovamento della droga, in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine.

martedì, 2 Marzo 2021 - 08:29
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