«Pensavo di essere ammazzato. Perciò ruppi i rapporti con Acunzo». L’ultima ‘tappa’ della lunga testimonianza (interrotta per quasi un anno e mezzo per continui rinvii) di Francesco Casillo ‘a vurzella, ex ras del Piano Napoli a Boscoreale e collaboratore di giustizia a tempo, è terminata così. Dinanzi al Tribunale di Torre Annunziata, all’udienza del 2 marzo scorso, l’ex narcotrafficante, ‘cacciato’ dalla rosa dei pentiti – su input della Dda – per avere instaurato una falsa collaborazione, ha ultimato il suo racconto che va ad accusare i carabinieri sul banco degli imputati, carabinieri che all’epoca dei fatti contestati erano in servizio alla compagnia di Torre Annunziata e che gestirono la collaborazione con la giustizia di Casillo.
L’ex boss ha spiegato avere di temuto il peggio quando l’appuntato dei carabinieri Sandro Acunzo, imputato, gli diede appuntamento sul Vesuvio promettendo di restituirgli la droga sequestrata al porto di Napoli e tornò dalla Dda. Casillo iniziò ad avere sospetti quando, parlando con il maresciallo Francesco Vecchio (assolto all’esito del processo con abbreviato), scoprì che la restituzione della cocaina era solo una scusa: «Vecchio mi disse che la cocaina in caserma non c’era più. Allora capii che era un tranello». Questo il motivo per cui l’ex boss – a suo dire – interruppe le relazioni con il militare, non per debiti nei suoi confronti come invece sostenuto dalla difesa dell’imputato durante il controesame: «Già gli avevo dato due milioni e mezzo». «Una volta Acunzo perse seimila euro in moto ed era nervoso. Il giorno dopo glieli regalai io. Guadagnavo milioni e non mi importava dei soldi» ha commentato Casillo.
Sui motivi che l’hanno spinto alla prima e falsa collaborazione ‘a vurzella ha raccontato che «Sandro aveva dei problemi. Dicevano che doveva essere salvato», ma non ha saputo spiegare quali nello specifico. Ad ogni modo, il gioco valeva la candela: «Sandro se riesce a salvare 400 chili di coca, non è un semplice appuntato, ma una persona più prestigiosa, quindi se davo instaurare una falsa collaborazione per salvarlo, io lo faccio».
E della stessa partita di droga di oltre tre quintali, bloccata al porto partenopeo e – secondo la procura – “diventati” 257 chili in quanto la differenza era stata restituita a Casillo, ha parlato il generale Paris: «Sario mi disse che per errore avevano portato lo stupefacente a Torre e stavano riportando tutto al comando provinciale per la pesa e la conferenza stampa». E sempre l’ex comandante, ha raccontato Paris, gli aveva detto che il carico sequestrato era di 350 chili, ma solo nel pomeriggio si è accorto che il peso inferiore di quasi cento chili.
Sandro Acunzo è accusato dalla procura, rappresentata dal pm antimafia Ivana Fulco, di essere un carabiniere infedele per i rapporti instaurati con ‘a vurzella che, in cambio di favori, avrebbe passato a lui e ad altri militari le informazioni necessarie a eseguire arresti e sequestri eccellenti, come la cattura del killer del tenente Marco Pittoni e del latitante del clan Gionta Umberto Onda. Sul banco degli imputati ci sono anche l’ex comandante del nucleo investigativo oplontino Pasquale Sario e l’altro militare esperto insieme ad Acunzo nella cattura di latitanti Gaetano Desiderio. Insieme a loro anche Luigi Izzo e Orazio Bafumi, ritenuti vicini all’ex ras del narcotraffico.
giovedì, 4 Marzo 2021 - 16:14
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