Decessi dopo il vaccino, l’idea di uno scudo penale per medici e infermieri. I sindacati: «Intervenga il legislatore»

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Sulle inchieste in corso da parte di sei Procure in merito ai decessi avvenuti dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca arriva la levata di scudi dei sindacati. Nelle Procure si procede, come atto dovuto, per omicidio colposo e contro ignoti, tranne a Siracusa dove, dopo la morte di un giovane militare, gli inquirenti hanno iscritto dieci persone nel registro degli indagati, tra cui un infermiere e un medico. Una circostanza che ha avviato un dibattito tra sindacati e professionisti, preoccupati dalle conseguenze delle indagini penali sul lavoro di chi somministra le dosi.

«Stiamo assistendo a una vera e propria caccia alle streghe – dichiara Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials –  la ricerca di un colpevole fine a se stessa, solo per calmare gli animi, ed in particolare da dare in pasto ai negazionisti del vaccino. É il caso delle inchieste in corso in Sicilia per le circostanze dei decessi seguiti temporalmente alle inoculazioni di AstraZeneca, dove risultano indagati un infermiere e un medico per aver somministrato le dosi incriminate, di cui evidentemente non hanno responsabilità alcuna».

«La cosa che serve è uno scudo penale per chi vaccina – sottolinea – penso a un intervento legislativo. Un decreto legge per fornire al personale sanitario una protezione almeno fino al termine della campagna vaccinale, che dia un po’ di tranquillità ai professionisti sanitari in questa fase emergenziale, oltre alla possibilità di potersi esimere dai problemi di carattere colposo».

Uno scudo penale ‘emergenziale’, secondo Fials, sarebbe utile ad arginare le preoccupazioni del personale sanitario e parasanitario. Ipotesi su cui sono sostanzialmente d’accordo altre sigle sindacali e Ordini. Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri Filippo Anelli ha sottolineato ad esempio l’importanza, in fase emergenziale, che il medico si possa «esimere dai problemi di carattere colposo» perché «serve mettere in serenità gli operatori».

«In assenza di una norma penso che il Parlamento a questo punto, e lo avevamo già chiesto nella prima fase, debba pensare seriamente a un intervento legislativo che doni un po’ di tranquillità e serenità alla professione» ha aggiunto Anelli nel proprio appello al legislatore.

mercoledì, 17 Marzo 2021 - 09:31
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