Indagine sul servizio ambulanze nel Policlinico di Palermo: due arresti per corruzione

Guardia di Finanza

L’ex segretario del Dipartimento dei servizi centrali dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico ‘Paolo Giaccone’ di Palermo e l’ex rappresentante legale di una Cooperativa sociale con sede a Messina sono stati arrestati dai militari della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Palermo in collaborazione cpn i carabinieri del Nas su delega della Procura palermitana. I due, indagati per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, sono finiti agli arresti domiciliari. Altre tre persone sono iscritte nel registro degli indagati. Nella stessa operazione è stato disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie per 260mila euro, considerate dagli inquirenti prezzo e profitto della corruzione.

L’indagine
L’inchiesta della Procura del capoluogo siciliano è partita dalla segnalazione della stessa azienda ospedaliera che ha evidenziato presunte gravi anomalie nella gestione del servizio di trasporto degli ammalati nel nosocomio. Il servizio era stato appaltato nel 2012 a una cooperativa che lo ha gestito fino al 2018. La spesa preventivata era di 4,5 milioni di euro. Secondo gli inquirenti il funzionario pubblico avrebbe attestato «la conformità delle fatture rilasciate dalla società nonostante fossero prive dei documenti e delle informazioni previste dal capitolato speciale d’appalto con particolare riguardo all’indicazione specifica dei servizi resi e nonostante fossero stati addebitati all’ente pubblico costi inerenti al personale già compresi nelle prestazioni remunerate». Per effetto di tali atti contrari ai doveri d’ufficio l’azienda ospedaliera avrebbe sostenuto un maggiore costo pari a euro 3,3 milioni di euro.

La corruzione
Gli investigatori hanno dunque ricostruito cosa sarebbe accaduto, grazie a complesse indagini finanziarie e riscontri documentali; in base a quanto emerso, il legale rappresentante della cooperativa e il funzionario avrebbero siglato un ‘patto corruttivo’: il funzionario avrebbe ricevuto 130mila euro in cambio della propria infedeltà all’azienda ospedalieri corrisposti attraverso sofisticati stratagemmi per “schermare” gli illeciti flussi finanziari. In un caso la cooperativa avrebbe corrisposto su un conto corrente cointestato con la figliastra del dipendente pubblico e al coniuge, la somma di 80mila euro, poi pervenuta nella diretta disponibilità dello stesso dipendente pubblico, «artificiosamente giustificata dalla volontà di risolvere bonariamente una potenziale controversia di lavoro a fronte di una prestazione irregolare svolta dalla medesima nei confronti della cooperativa, rapporto che si ritiene non sia in realtà mai avvenuto». In un’altra circostanza, una società immobiliare di fatto collegata alla cooperativa avrebbe bonificato su un conto corrente, cointestato al pubblico funzionario e a un’anziana signora, ulteriori 50mila euro.Per giustificare il pagamento la società avrebbe acquistato dalla donna un’immobile fatiscente, contestualmente concesso in locazione alla cooperativa che, «al di fuori da ogni logica commerciale, versava immediatamente proprio la somma di 50mila euro come pagamento anticipato dei canoni di locazione per un periodo di sei anni, somma poi entrata definitivamente nella disponibilità del pubblico funzionario».

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lunedì, 12 Aprile 2021 - 09:48
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