No, il Governo non ha nessuna intenzione di consentire a De Luca di avviare una campagna vaccinale autonoma. Il generale Francesco Figliuolo, commissario per l’emergenza, mette subito uno stop deciso alla deriva autonomista del governatore campano che, ormai più leghista dei leghisti, vorrebbe imprimere una svolta alle somministrazione in corso letteralmente capovolgendo i diktat di Roma. Procedere per fasce di età e fragilità delle persone da vaccinare come ha imposto il Governo? Nossignore, De Luca fa di testa sua: la sopravvivenza delle imprese, dei negozi, del turismo, ha la stessa dignità di quella di anziani e disabili o malati cronici. Dunque si proceda per settori economici. Iniezioni di vaccino, piuttosto che di indennizzi. La Campania vuole affermare la propria strategia vaccinale, ritenendola superiore a quella del Governo.
Figliuolo, come detto, usa poche parole per fermare la valanga De Luca: «Con riferimento alle dichiarazioni del Presidente della Regione Campania – detta – il Commissario Straordinario per l’emergenza Covid ribadisce che la campagna vaccinale deve proseguire in modo uniforme a livello nazionale, senza deroghe ai principi che lo regolano, facendo riferimento all’Ordinanza numero 6, che indica le categorie prioritarie di persone da proteggere dal Covid 19. L’obiettivo è quello di mettere al sicuro le persone fragili e le classi di età più anziane, che sono le più vulnerabili all’infezione». «Più celermente si concluderà questa fase – continua – prima si potrà procedere a vaccinare le categorie produttive».
Diplomatico il nuovo presidente della Conferenza delle Regioni, il leghista Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli: « Ho un buon rapporto con De Luca – dice – che legittimamente propone la sua tesi e poi bisogna arrivare a una sintesi. Sui vaccini dobbiamo utilizzare il metodo più oggettivo ed egualitario possibile a livello nazionale, altrimenti poi si creano tensioni sociali che difficilmente gestiamo». Toni diversi da quelli avuti dal suo predecessore, il collega di partito di De Luca Bonaccini, che quando il presidente campano annunciò l’acquisto del vaccino Sputnik sebbene non ancora autorizzato, altro ‘colpo di testa’ contro Roma, commentò caustico: «Siamo una nazione, non venti piccole patrie».
E invece sembra proprio che ormai De Luca voglia trasformare la Campania in una piccola patria, in una enclave in cui la gestione dell’emergenza procede sempre su un sentiero diverso da quello dettato da Roma. Intemperanze delle dichiarazioni a parte, quelle sono parte del De Luca personaggio, il governatore della Campania ha da tempo imboccato la strada della semiindipendenza decisionale, a dispetto delle invocazioni all’unità di Roma. E se prima poteva essere l’insofferenza al governo giallorosso e all’ex premier Conte a svegliare il suo spirito di ribellione, ora con Mario Draghi c’è la prova del nove che De Luca vuole proprio affermare a tutti i costi la propria linea, e rompere le uova nel paniere già fragile del Governo.
Le sue ordinanze più restrittive dei vari Dpcm dell’era Conte, la sua ostinazione a tenere le scuole chiuse, anzi a richiuderle poco dopo averle riaperte in forza dei decreti (agitando sempre lo spauracchio convincente dei contagi), le restrizioni e le imposizioni rigidissime, hanno fatto conoscere il De Luca ‘sovietico’ molto più delle sue uscite da cabaret. De Luca ha la sua linea, concertata con l’Unità di Crisi, e la segue fino in fondo. Ora anche con la campagna vaccinale.
E mentre il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini cerca una mediazione dopo l’ultima dichiarazione dell’ex sindaco di Salerno, che minaccia di abbandonare la Conferenza delle Regioni se non verranno rispettate le sue richieste di più vaccini in Campania («Confido di potere avere un chiarimento con lui che in Conferenza ha sempre posto il suo punto di vista con grande equilibrio e fermezza») De Luca ormai la sua strada l’ha intrapresa. Sempre più lontano da Roma.
lunedì, 12 Aprile 2021 - 17:59
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