Il Ministero della Giustizia ha infine risolto, dopo un anno difficile, il rebus dell’esame per l’abilitazione alla pratica forense. Un fardello, per i praticanti italiani che attendono dallo scorso anno decisioni definitive su quando e come dovrà essere svolta la procedura concorsuale che permetterà loro di entrare nel mondo dell’avvocatura. E’ arrivato il via libera della Camera dei deputati, che ha approvato il decreto legge sullo svolgimento dell’esame durante l’emergenza Covid-19: i voti a favore sono stati 383, quattro i contrati e due gli astenuti. La data di svolgimento non è stata ancora fissata; inizialmente l’esame era previsto per il 12, 13 e 14 aprile, giorni ovviamente ‘saltati’ in attesa dell’approvazione del decreto legge che prima di tutto ha disposto in merito alle modalità di svolgimento. Modalità ‘smart’ e decentrate. Manca la data, come detto, che verrà con tutta probabilità indicata nei prossimi giorni. Poi si valuterà eventualmente anche la proposta di chi, come il presidente dell’Uniove praticanti avvocati Claudia Majolo, ha chiesto che i candidati vengano vaccinati prima.
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«Volevamo garantire la serietà di un esame importante – dice la sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina – l’obiettivo è stato raggiunto. Abbiamo dato, in tempi celeri, una risposta ai 26 mila aspiranti avvocati che causa pandemia erano rimasti in una situazione di incertezza. Abbiamo ascoltato le richieste delle associazioni di categoria, con lo stesso spirito ora lavoriamo per declinare le linee guida sui quesiti dell’esame e l’organizzazione delle sottocommissioni».
Claudia Majolo, presidente dell’Upa (Unione praticanti avvocati) che da mesi segue passo passo l’evoluzione del dibattito, parecchio delicato visti i tempi, su un esame che ogni anno convoglia in Italia migliaia di aspiranti avvocati nelle sedi di prova, ringrazia il ministro Cartabia e aggiunge qualche idea propositiva. «Auspico – afferma Majolo – che a strettissimo giro venga indicata la data in cui l’esame avrà inizio. Tuttavia permangono alcune criticità tra cui, come segnalato sin dall’emanazione del decreto-legge, la necessità che i quesiti di cui alla prima prova orale vengano redatti dalla Commissione Centrale, con l’ausilio del Consiglio Nazionale Forense».
«Solo in questo modo – secondo la presidente Majolo – si potrà avere un esame davvero meritocratico e la cui valutazione sarà tendenzialmente uniforme su tutto il territorio nazionale, senza distinzioni o discriminazioni dovute a una maggiore o minore severità da parte delle singole sotto-commissioni nella formulazione delle tracce. Ma non solo – prosegue la Presidente di Upa – confido che venga presa in considerazione l’ultima proposta lanciata dalla mia associazione, vale a dire l’assegnazione di una priorità, nel piano vaccinale, a quei praticanti avvocati che dovranno sostenere il doppio orale. In questo modo, si potranno mettere in sicurezza i candidati che dovranno essere necessariamente in presenza».
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mercoledì, 14 Aprile 2021 - 10:29
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