Ergastolo ostativo, la Consulta: «Incompatibile con la Costituzione». Diktat al Parlamento: legge entro un anno


La Corte Costituzionale si è espressa sull’ergastolo ostativo: per i giudici della Consulta è incompatibile con la Costituzione, ma è necessario un intervento legislativo. Rispetto alle questioni di legittimità che erano state sollevate dalla Corte di Cassazione rispetto al regime applicabile ai condannati all’ergastolo per mafia o per reati di contesto mafioso che non hanno collaborato con la giustizia e alla possibilità per loro di avere accesso alla liberazione condizionale, la Corte ha rilevato che la vigente disciplina del cosiddetto ergastolo ostativo «preclude in modo assoluto, a chi non abbia utilmente collaborato con la giustizia, la possibilità di accedere al procedimento per chiedere la liberazione condizionale, anche quando il suo ravvedimento risulti sicuro».  Ha quindi osservato che tale disciplina ostativa, facendo della collaborazione l’unico modo per il condannato di recuperare la libertà, è in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

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Tuttavia, l’accoglimento immediato delle questioni rischierebbe di inserirsi in modo inadeguato nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata. La Corte ha perciò stabilito di rinviare la trattazione delle questioni a maggio 2022, per consentire al legislatore gli interventi che tengano conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi.  L’ordinanza sarà depositata nelle prossime settimane.

La pronuncia della Consulta divide ovviamente la politica su un tema così spinoso e delicato. Matteo Salvini, leader della Lega, è perentorio: «L’ergastolo per i mafiosi non si tocca», mentre il capogruppo Pd in Commissione giustizia del Senato Alfredo Bazoli chiede che il Parlamento tenga conto dell’ordinanza: «Secondo un modello di collaborazione istituzionale già adottato in altre occasioni, la Corte Costituzionale, pur ritenendo illegittimo l’ergastolo ostativo non ne ha dichiarato la illegittimità costituzionale, dando tempo un anno al Parlamento per intervenire. Mi pare una scelta saggia, perché consente a noi legislatori di modificare l’attuale disciplina tenendo conto dei rilievi formulati, ma anche delle insopprimibili esigenze di tutela della sicurezza e di contrasto alla criminalità che non possono essere sacrificate».

«Festeggiano i mafiosi» afferma invece il responsabile giustizia di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro: «Catastrofico ma scontato esito della Corte costituzionale – dichiara – Non poteva che finire drammaticamente così alla luce della sterzata del Governo dei migliori e dell’avvocatura dello Stato che hanno rinunciato a insistere nella difesa dell’ergastolo ostativo. Oggi viene frantumato uno dei capisaldi nella lotta alla criminalità organizzata. Festeggiano i mafiosi, non le Forze dell’ordine, non lo Stato, non i parenti delle vittime».

«In attesa di esaminare le motivazioni dell’ordinanza della Corte Costituzionale – si legge in una nota di deputati e senatori del Movimento Cinque Stelle –  il M5s comunica fin da ora che, pur rispettando la decisione della Consulta, non ne condivide il principio, espresso in data odierna in un comunicato della stessa Corte, secondo cui l’ergastolo ostativo sia incompatibile con la Costituzione. L’unico modo che il mafioso ha per ravvedersi è collaborare con la giustizia: soltanto in quel momento viene effettivamente reciso il suo legame con l’associazione criminale».

«Dare la possibilità di accedere a benefici penitenziari e liberazione condizionale, in assenza di collaborazione – spiegano i parlamentari di M5s – significa indebolire principi e capisaldi nella lotta alle mafie voluti, tra gli altri, da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Stiamo già lavorando a una nostra proposta di legge per difendere gli strumenti frutto di decenni di lotta alle mafie e ci aspettiamo una risposta forte e compatta da parte di tutto il Parlamento».

La sorella del magistrato Giovanni Falcone, Maria, interviene chiedendo che il «legislatore intervenga presto in modo però da non pregiudicare l’efficacia di una normativa antimafia costata la vita a tanti uomini delle istituzioni». «Chiunque abbia una conoscenza minima del mondo mafioso, però, -spiega –  sa che solo la collaborazione con la giustizia spezza i legami tra l’uomo d’onore e il clan. Concedere la libertà condizionale o altri benefici a prescindere dalla scelta netta della piena collaborazione sarebbe un errore pericolosissimo. Come sarebbe sbagliato e grave lasciare ai giudici, sovraesponendoli, la discrezionalità di scegliere caso per caso».

Promette invece che farà da «pungolo al Parlamento» l’associazione Antigone che si batte per la tutela dei diritti dei detenuti e che era intervenuta nel procedimento con un atto a sostegno della incostituzionalità dell’ergastolo ostativo: «Ragioni esplicite di politica criminale hanno indotto la Consulta a rinviare la  decisione di un anno qualora il legislatore non intervenga prima. Faremo da pungolo affinché questo accada» dichiara  Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. «Lavoreremo incessantemente affinché il legislatore superi gli automatismi preclusivi alla reintegrazione in società – aggiunge Gonnella  -. Il percorso individuale va sempre esaminato caso per caso dal magistrato. Oggi gli ergastolani ostativi sono oltre 1.200 e costituiscono quasi i tre quarti del totale dei detenuti condannati all’ergastolo».

giovedì, 15 Aprile 2021 - 19:39
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