Il martirio di Maurizio, vittima di una terra in cui i prepotenti vincono. Per la sua morte ci sono cinque identificati

Maurizio Cerrato

Un racconto allucinante, una vicenda difficile da accettare in un Paese civile. La storia di Maurizio Cerrato può essere considerata simbolo della vita di tante persone comuni e oneste, la cui serenità è inghiottita ogni giorno, in piccole e grandi dosi, da gesti di minore o maggiore inciviltà, prepotenza, illegalità, camurrìa. Il 61enne oplontino ucciso con una coltellata al torace nel quartiere popolare Provolera di Torre Annunziata è in questo senso un martire, perché per questa routine illegale e camorrista imposta ai cittadini campani onesti, ha perso purtroppo la vita. Ed è accaduto con dinamiche spaventose, sforzandoci a leggere la sua morte non con gli occhi di chi è purtroppo ormai avvezzo, in Campania, alla bestialità criminale di taluni, ma con quelli di chi non si rassegna al fatto che un padre possa morire per aver difesa la figlia. Per un parcheggio conteso.

I retroscena dell’omicidio di Maurizio Cerrato, per il quale sono ricercate cinque persone (già identificate dai carabinieri), sono orripilanti e sono stati raccontati al pm incaricato dalle indagini dalla figlia Maria, 18 anni, testimone inerme dell’assassinio. La ragazza, ecco quanto emerso sinora, avrebbe ‘osato’ parcheggiare in uno stallo pubblico ma che qualcuno aveva deciso di riservare a sé piazzando una sedia per impedire ad altri di sostare. Una ‘piccola’ illegalità, un gesto che quotidianamente accettiamo, assuefatti come siamo alle prevaricazioni. La giovane,  secondo la ricostruzione riportata dall’edizione odierna de Il Mattino, parcheggia lì l’auto e a questo punto qualcuno le squarcia uno pneumatico. Chiama il padre per cambiare la ruota, a questo punto entrambi vengono aggrediti: lei spintonata e picchiata, il padre colpito alla testa con un compressore. Feriti, si allontanano ma poco dopo vengono raggiunti da un commando di cinque uomini uno dei quali accoltella Cerrato dinanzi agli occhi increduli della primogenita. Poi, questa la parte del resoconto che fa ancora più male, caricano la vittima nell’auto della ragazza dicendole di portarlo in ospedale e fuggono. Il resto è cronaca, compresa l’omertà degli abitanti del quartiere che hanno visto ma hanno negato di aver visto. L’omertà, ulteriore condotta disfunzionale di un territorio difficile.

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Per la morte di Maurizio Cerrato sono ricercate cinque persone, già identificate dai carabinieri. La Procura di Torre Annunziata indaga, nonostante i silenzi del quartiere, per consegnare alla giustizia i presunti autori di un delitto efferato. Maurizio Cerrato era una persona per bene. Amava correre, per questo il suo volto era conosciuto tra le vie della cittadina oplontina. Aveva una moglie e due figlie: Maria Adriana, che chissà quando potrà curare le cicatrici di quella notte, e una bimba di appena sette anni. Ex dipendente dello Spolettificio, da anni era passato a lavorare presso gli Scavi di Pompei. Un’esistenza sui binari della normalità, deragliata per colpa di un manipolo di malviventi.

mercoledì, 21 Aprile 2021 - 11:06
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