L’Italia riapre ma fino alle 22, la sommossa delle Regioni. Lettera dei governatori a Draghi: «Coprifuoco dalle 23»

Il governatore del Friuli Fedriga

Tornano le zone gialle, tornano i ristoranti aperti anche la sera nelle aree con classificazione del rischio più bassa (sebbene solo all’aperto), passo dopo passo si arriverà entro luglio anche all’apertura di piscine, palestre, teatri, cinema, terme e centri benessere. Ma alle Regioni il nuovo decreto per le riaperture deciso dal Governo non basta. Pesa quella che appare una contraddizione: far aprire le attività di ritrovo, fortemente penalizzate nell’ultimo mese e nell’ultimo anno, ma confermando il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino. Già Matteo Salvini ha alzato la voce, incurante della presenza del suo partito nell’esecutivo di Mario Draghi. Punta i piedi, i suoi parlamentari si asterranno nella votazione al decreto, annuncia, perché mira a farlo estendere fino alle 23. E così le Regioni che hanno deciso di inviare una lettera al presidente del Consiglio per sottoporgli alcune questioni prioritarie tra cui appunto la modifica del coprifuoco ma anche la percentuale di presenze nelle scuole.

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«Le Regioni e le Province autonome prendono atto con amarezza delle decisioni emerse in Cdm in relazione al tema della percentuale minima per la didattica in presenza» per le scuole superiori, «in contrasto con le posizioni concordate in sede di incontro politico, alla presenza di cinque ministri, dei Presidenti di Regioni e Province autonome, Anci e Upi, nonché con le istruttorie condotte nell’ambito dei tavoli prefettizi. Un metodo che non ha privilegiato il raccordo tra le diverse competenze che la Costituzione riconosce ai diversi livelli di Governo». E’ quanto si legge nella lettera delle Regioni al premier Draghi.

Posticipare il coprifuoco dalle 22 alle 23 è poi  una delle richieste contenute nella lettera che le Regioni hanno inviato al premier Mario Draghi. «In ragione dell’approssimarsi della stagione estiva caratterizzata dall’ora legale e, in considerazione della riapertura delle attività sociali e culturali – si legge nella missiva -, si propone di valutare il differimento dell’interruzione delle attività e della mobilità dalle ore 22 alle ore 23».

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Le Regioni ritengono «necessario consentire, nel rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza, l’effettuazione dei servizi di ristorazione sia al chiuso che all’esterno, senza differenze di trattamento con riguardo agli orari di somministrazione (pranzo, cena)». «Una tale previsione – scrivono le Regioni in merito alla misura prevista dal dl sui ristoranti aperti con posti a sedere solo a cena – rischia di discriminare gli esercizi che dispongono degli spazi esterni rispetto a coloro che non ne dispongono».

 «Chiudere alle 22 o alle 23 non credo sia un problema pandemico – dichiara il presidente della Conferenza Stato-Regioni Massimiliano Fedriga – Ma se si è deciso di aprire i ristoranti all’aperto anche la sera, bisogna dare la possibilità di stare aperti. Se un cliente deve stare alle 22 a casa, c’è un’incoerenza. In una situazione già tersa per le categorie, sembra una presa in giro. La Conferenza Regioni ha proposto all’unanimità il coprifuoco alle 23, non ha proposto di stare aperti fino alle 5 come un rave party. Sono convinto che alle prossime settimane ci potrebbe essere una revisione di questo decreto. Ci auguriamo che i contagi siano in miglioramento – ha spiegato poi Fedriga -. Già oggi i numeri vanno in questa direzione. »Fedriga ha suggerito «regole ferree per riaprire e che vengano rispettate, piuttosto di norme che vengono eluse» perché «dopo più di un anno di restrizioni e divieti, la gente è stanca».

giovedì, 22 Aprile 2021 - 19:01
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