La rinuncia di Manfredi rilancia Fico e compatta gli avversari: «Noi ci candidiamo nonostante tutto». Silenzio di Maresca


E ora? Cosa succede all’alleanza Pd-Cinque Stelle dopo la rinuncia di Gaetano Manfredi? L’interrogativo è pressante: il patto siglato a sorpresa in un bar posillipino da Dem e grillini sembrava niente altro che il suggello ad una scelta già fatta, quella di lanciare un nome di prestigio come quello dell’ex ministro dell’Università alla corsa a sindaco di Napoli, mettendo pace tra le fazioni divise. Manfredi almeno in apparenza metteva d’accordo tutti, non solo tra democratici e pentastellati ma anche all’interno delle diverse correnti del Pd. La lettera di Manfredi ha invece lasciato i sottoscrittori dell’intesa elettorale per le Comunali napoletane con il classico cerino in mano e, giocoforza, a meno di ripensamenti di Manfredi (che forse attende una novità da Roma, quella relativa alla legge speciale che salvi la città dai suoi debiti), rimette in moto il dibattito sulla candidatura. Prende quota nuovamente l’ipotesi di Roberto Fico, napoletano presidente della Camera dei deputati fortemente voluto dai suoi colleghi Cinque Stelle, osteggiato dalla corrente deluchiana del Pd, ma che potrebbe essere un altro nome su cui l’intesa elettorale si può cementare superando quei veti. Il Pd, ovviamente, guarda ancora a Manfredi, sperando che il suo sia solo un passo indietro in attesa degli interventi del Parlamento (possibili, in vista del Dl Sostegni bis e della intesa bipartisan sull’ipotesi di una legge salva-Comuni in default). Di sicuro, la decisione di Manfredi di fare un passo indietro (o di lato), cancella l’ottimismo da ‘bar di Posillipo’ e riprecipita la città nel guado della scelta di un nome forte e coesivo. Un nome terzo rispetto a Manfredi e a Fico, in ogni caso nel centrosinistra c’è ed è quello del sottosegretario Enzo Amendola.

Sul fronte opposto, continua la campagna elettorale di chi è già sceso in campo e, pur ricevendo il segnale di Manfredi, non arretra, approfittando piuttosto dello stallo altrui. Antonio Bassolino commenta la lettera dell’ex rettore su Facebook: «L’enorme confusione che regna sulle prossime elezioni comunali mi dovrebbe far piacere ed invece rattrista perché aggrava ancora di più la situazione – scrive – Mi sono candidato da oltre 3 mesi su sollecitazione di tante persone e ben sapendo che la città è gravemente dissestata. Di fronte a noi si profila un cammino tutto in salita: è davvero molto difficile ma non impossibile».

«Dipende dalla collaborazione tra le diverse istituzioni, da un giusto sentimento di impegno civile, da ognuno di noi – continua –  È per questo che mi rivolgo a tutti i napoletani e lo faccio non contro ma al di sopra delle parti politiche e delle loro difficoltà a mettersi al servizio di una grande realtà come la nostra. Forza, si può fare. Abbiamo il dovere di risollevare Napoli con competenza e con le mani libere, ed io penso di averle».

In campo da mesi c’è anche il ‘delfino’ di de Magistris Alessandra Clemente (che il sindaco ha pure proposto come ‘concorrente’ per eventuali primarie del centrosinistra) che approfitta delle preoccupazioni espresse da Manfredi per ricordare le battaglie della sua amministrazione contro il ‘debito ingiusto’: «Anni fa eravamo a Roma a protestare contro il debito ingiusto e a chiedere una Legge per Napoli – dice – L’interesse delle forze politiche che governavano e governano il paese fu “poco tangibile” per usare un eufemismo.  Occorre una legge per Napoli, per risolvere i problemi di una città che ha bisogno di risorse e di libertà amministrativa per riprogrammare servizi, welfare e infrastrutture».

«Se le elezioni amministrative diventano una motivazione ad aiutare la Città sono ad ogni modo contenta – aggiunge – Che il Governo proceda senza indugi: ha i numeri e le risorse per farlo ora. Servono però donne e uomini disposte amare, governare e battersi per la città. Questa è la differenza. Per Napoli sono in campo, non è questo il momento per fare passi indietro. Ci sarò sempre perché non subordino il mio impegno a condizioni ottimali di governo, ma perché amo questa città, la sua forza e la sua potenza».

Tace invece Catello Maresca. Il giudice che sinora non ha sciolto la riserva sulla sua candidatura per il centrodestra non si esprime sulle parole di Manfredi, evidentemente per evitare una strumentalizzazione delle sue parole da parte di chi ritiene che sia il candidato della coalizione. «Napoli non è un bancomat – scrivono però su facebook i sostenitori della civica Essere Napoli – Napoli non può tornare dove è già stata ed essere ostaggio di chi l’ha ridotta in questo stato. Il modus operandi di chi per candidarsi pretende che lo Stato si sobbarchi il debito che hanno accumulato i suoi stessi colleghi di partito, da Bassolino a scendere fino a De Magistris, altro campione della sinistra, è inaccettabile. Ci vogliono progetti, una visione chiara di ciò che va fatto dal giorno dell’insediamento a Palazzo San Giacomo, non richieste populiste per essere candidati a sindaco».

Infine il rappresentante dell’associazionismo cittadino Sergio D’Angelo commenta:«Condivisibile l’analisi di Manfredi, meno il metodo usato per rimarcare la questione. Prima ci si candida con la consapevolezza di ciò cui si va incontro, poi si pongono i temi».

giovedì, 20 Maggio 2021 - 09:56
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