Vitalizi, nuova batosta per il M5s. Dopo la restituzione dell’assegno a Formigoni il Senato non decide e approva 3 mozioni

Roberto Formigoni
Roberto Formigoni

E’ scontro in Parlamento sui vitalizi. Un tema ricorrente, per il quale il dibattito si è fermato solo durante il periodo più allarmante della pandemia, ma che è tornato prepotentemente in primo piano dopo la decisione della Commissione contenzioso del Senato che il 19 maggio scorso ha accolto il ricorso dell’ex senatore Roberto Formigoni, cui era stato tolto, ridandogli l’assegno. Una decisione che ha annullato la battaglia del Movimento Cinque Stelle, quella che è stata anzi una delle ‘bandiere’ dei pentastellati, ieri comprensibilmente polemici durante il dibattito nell’Aula di Palazzo Madama in cui si discuteva delle tre diverse mozioni presentate da Pd-M5s e Leu, Italia Viva e centrodestra che, da prospettive diverse, invitano a ridiscutere la questione. Esemplificativa del clima che si respira soprattutto dalle parti del Movimento è stata la dichiarazione della capogruppo Paola Taverna: «Il Senato non è una scatoletta di tonno – ha detto –  è un bunker antiatomico e per poterlo scardinare non bastano otto anni, forse non ne basteranno venti».

Al termine del dibattito, i gruppi hanno votato le proprie mozioni a conclusione del primo dibattito in assoluto del Senato sul tema dei vitalizi; tema di competenza del Consiglio di garanzia. Una scelta importante, visto che a Palazza Madama il dibattito è non solo trascritto ma è stato anche trasmesso come sempre via web. In Commissione di garanzia, al contrario, non vi è nemmeno verbalizzazione.

La vicenda Formigoni
Il caso che ha innescato la polemica e il successivo dibattito sulle tre mozioni è quello dell’ex senatore ed ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Sulla base di una delibera risalente al 2015, quando a presiedere l’Aula di Palazzo Madama era Pietro Grasso, il vitalizio era ‘tolto’ a ex senatori condannati per reati gravi; nel 2018, dunque, fu applicata a Roberto Formigoni perché è stato condannato in via definitiva per reati gravi contro la Pubblica amministrazione. Formigoni però ha fatto ricorso all’organo interno del Senato, la Commissione contenziosa, che gli ha dato ragione, restituendogli l’assegno. Senza esito il controricorso dell’amministrazione del Senato al Consiglio di Garanzia, che ha infatti confermato la linea della Commissione in quanto,s econdo i due organismi giurisdizionali interni, il vitalizio è assimilabile alla ‘pensione’ e non può essere tolto in caso di condanna per certi reati. Quindi dal 19 maggio scorso Formigoni ha riottenuto l’assegno.

Le mozioni
Tre, come detto, le mozioni presentate per riproporre la questione. Quella di Movimento Cinque Stelle, Pd e Leu chiede che si applichi la legge Severino per i vitalizi agli ex senatori condannato. A sostenerla è lo stesso Piero Grasso con Anna Rossomando del Pd e i pentastellati, secondo i quali il vitalizio non è una pensione perché legato allo status di parlamentare, status mantenibile solo al sussistere di certi requisiti; requisiti che per la legge Severino non ci sono se si viene condannati, perché si è incandidabili.

Il centrodestra punta invece a tornare alla delibera del 2015 voluta da Grasso, o per riscriverla o per cancellarla. Italia Viva infine chiede al Consiglio di presidenza di disciplinare i casi di revisione o revoca del vitalizio in base alla gravità del reato.  tenendo conto della gravità del reato.

giovedì, 27 Maggio 2021 - 10:27
© RIPRODUZIONE RISERVATA