Disastro ex Ilva, stangati i Riva per i veleni dello stabilimento: pene fino a 22 anni. Condannato anche Nichi Vendola

L'Ilva di Taranto (foto Kontrolab)

Undici giorni di camera di consiglio per scrivere la parola fine al processo di primo grado sul disastro ambientale causato dall’ex Ilva a Taranto dietro al quale – era l’impostazione accusatoria – si stagliava uno stretto legame (malsano) tra politica e imprenditoria.

Undici giorni di riflessione che intorno alle 11 di questa mattina sono sfociati in una sentenza severissima. Severissima perché ci sono stati imputati (44 le persone fisiche e 3 le società sotto accusa) condannati a oltre 20 anni di reclusione e perché è stata disposta anche la confisca degli impianti dell’area a caldo (parchi minerali, agglomerato, cokerie, altiforni e acciaierie, oggetto di sequestro nel lontano 2012), provvedimento che – va precisato – non ha alcun effetto immediato alla produzione e sull’attività del siderurgico di Taranto.

I fratelli Fabio e Nicola Riva, ex proprietari ed amministratori dello stabilimento siderurgico, sono stati condannati rispettivamente a 22 e 20 anni di reclusione dai giudici della Corte d’Assise di Taranto (presidente Stefania d’Errico, giudice a latere Fulvia Misserini). La procura aveva invocato 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva. Entrambi sono stati riconosciuti colpevoli di disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Con la conferma delle accuse più gravi, i giudici della Corte d’Assise di Taranto confermano in buona sostanza quanto rilevato dai periti della procura, sia che l’attività della fabbrica ha provocato “eventi di malattie e morte”.

Condannato anche Nicola Vendola, che all’epoca dei fatti contestati ricopriva la carica di presidente della Regione Puglia: al politico sono stati inflitti tre anni e mezzo di reclusione, contro i cinque anni invocati dalla procura, per concussione aggravata in concorso. Secondo gli inquirenti, Vendola fece pressione su Giorgio Assennato, all’epoca dei fatti direttore generale dell’Arpa Puglia, affinché la posizione dell’Agenzia fosse più “morbida” sulle emissioni in ambiente derivanti dai processi di lavorazione dell’Ilva. E proprio Assennato ha rimediato 2 anni (pm: 12 mesi) per favoreggiamento nei confronti di Vendola per avere taciuto le pressioni, pressioni che il diretto ha sempre negato. In ragione della strenua professione di innocenza, Assennato ha rinunciato alla prescrizione.
Disposta anche un’assoluzione: è quella che ha interessato l’ex presidente Ilva, Bruno Ferrante, nei confronti del quale la procura aveva chiesto 17 anni. Bruno Ferrante, che è stato anche prefetto a Milano, si era insediato come presidente del cda Ilva a luglio 2012, cioè poche settimane prima del sequestro degli impianti da parte della magistratura.

Alla lettura della sentenza era presente il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che ha parlato di sentenza «dura» anche se «nessuna aula di tribunale potrà risarcire del dolore versato dalle famiglie tarantine». «Un sistema politico, amministrativo ed economico ha svenduto la città di Taranto – ha aggiunto – La vicenda tarantina è il simbolo del fallimento della politica italiana che ha gridato allo scandalo perché era la magistratura a dettare la politica industriale, quando il vero scandalo non era solo lei che nulla ha fatto contro i veleni, ma il dramma tarantino stesso». Quindi una stilettata ai politici: «Alle istituzioni italiane, – ha incalzato – è mancata, e manca, una visione strategica del futuro dal punto di vista industriale, a differenza della Spagna, dell’America, della Germania, dove, a Bilbao, Pittsburgh e nel bacino della Ruhr, sono stati realizzati imponenti progetti di conversione industriale in chiave ecologica, rilanciando occupazione ed economia». «A Taranto, per decenni – ha concluso – si è inquinato senza che nessuna istituzione locale facesse qualcosa: hanno chiuso gli occhi e legato le mani per non firmare atti a tutela della salute. La magistratura, purtroppo, è dovuta intervenire per fare quello che la politica avrebbe dovuto fare».

lunedì, 31 Maggio 2021 - 12:18
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