Ex Ilva, l’ex procuratore Capristo non risponde al gip ma rende dichiarazioni. L’avvocato Ragno si difende per due ore

Carlo Maria Capristo
Il magistrato Carlo Maria Capristo

Per ora ha scelto di non dire granché, di non replicare punto per punto alle accuse che lo costringono a non lasciare Bari e che, ancora una volta, hanno gettato ombre sulla sua integrità di magistrato.

Carlo Maria Capristo, l’ormai ex procuratore di Taranto travolto da un’inchiesta su una rete di favori illeciti e attualmente sotto processo perché avrebbe esercitato pressioni su un pubblico ministero di Trani allo scopo di condizionare delle indagini, è comparso nella tarda mattinata di oggi dinanzi al giudice per le indagini preliminari Antonello Amodeo del Tribunale di Potenza per l’interrogatorio di garanzia scaturito dalle accuse di presunte corruzioni in atti giudiziari che gli vengono contestate in concorso con l’avvocato siciliano Piero Amara.

Difeso dagli avvocati Angela Pignatari e Filiberto Palumbo, Capristo – che è sottoposto all’obbligo di dimora a Bari – si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha reso dichiarazioni spontanee con le quali ha rivendicato la bontà del suo operato. Al termine dell’interrogatorio, i suoi avvocati hanno sottolineato che Capristo «solo per merito ha raggiunto i risultati carrieristici: ha lavorato nell’interesse anche di Taranto e ha tentato un patteggiamento» per la questione dell’ex Ilva «che sarebbe servito per risolvere i problemi ambientali di Taranto». «Capristo – hanno aggiunto gli avvocati – ha improntato la sua vita di procuratore, di giudice, di pubblico ministero sempre al rispetto delle regole».

Secondo l’impostazione accusatoria, Amara – consulente di Ilva quando l’azienda era in amministrazione straordinaria – avrebbe avuto rapporti illeciti e scambi di favori con Capristo. A fare da tramite tra i due sarebbe stato Filippo Paradiso, poliziotto e collaboratore del sottosegretario al ministero dell’Interno Carlo Sibilia. Capristo è andato in pensione prima del tempo per evitare che la sua posizione finisse al vaglio da parte del Csm dopo l’inchiesta sulle pressioni ai danni di un pm di Trani per via della quale ha trascorso diversi mesi ai domiciliari prima di tornare in libertà (il processo è cominciato nell’ottobre 2020).

Oltre a Capristo è stato ascoltato anche l’avvocato di Trani Giacomo Ragno, agli arresti domiciliari dal 7 giugno scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Potenza su presunte corruzioni in atti giudiziari commesse in concorso con l’ex procuratore di Trani e Taranto Carlo Maria Capristo.

Assistito dall’avvocato Salvatore D’Aluiso, Ragno ha parlato per circa due ore durante le quali ha esposto una serie di argomenti per confutare la ricostruzione accusatoria: il legale ha negato ogni rapporto collusivo di natura illecita con l’ex procuratore pugliese. L’avvocato sottoposto ai domiciliari ha spiegato che i due si conoscevano da molto tempo, confermando un rapporto di cordiale frequentazione ma respingendo l’accusa di aver ricevuto utilità. Per la Procura di Potenza, Ragno era “l’alter ego” di Capristo, il suo “amico personale”, e grazie alla “sponsorizzazione” dell’ex procuratore avrebbe ottenuto nel 2017 quattro mandati difensivi per l’ex Ilva, con compensi per complessivi 273mila euro. Al gip Ragno ha anche precisato che negli ultimi tempi il rapporto tra i due si era affievolito. All’esito dell’interrogatorio la difesa non ha chiesto la revoca della misura cautelare, riservandosi di farlo quando avrà avuto modo di studiare le 27 mila pagine che compongono gli atti del procedimento.

Ieri nel carcere di Potenza il principale indagato dell’inchiesta, l’avvocato Piero Amara, ha risposto per due ore alle domande del gip Antonello Amodeo. Su Capristo ha affermato che «No, non era mio interesse che Carlo Maria Capristo diventasse Procuratore di Taranto. Semmai era interesse di altri», ha detto Amara in uno dei passaggi più significativi del suo ampio interrogatorio. Durante l’interrogatorio di garanzia di Amara, per diversi minuti, l’attenzione del 41enne gip Amodeo si è focalizzata sul presunto scambio di favori con Capristo che – secondo l’accusa – sarebbe stato sponsorizzato dall’avvocato e dal poliziotto Paradiso per ottenere il ruolo di Procuratore di Taranto.

«Quella nomina – ha risposto Amara – serviva sicuramente più ad altri», escludendo quindi «l’accordo corruttivo» di cui è accusato. Al magistrato potentino Amara ha inoltre raccontato di aver ricevuto dall’ex Ilva “solo” due incarichi, in un caso nel procedimento per la morte di un operaio, di certo “molto meno remunerativi” di quelli che aveva in quel periodo come legale dell’Eni. Ovviamente, l’interrogatorio non poteva non toccare le faccende del Csm: Amara avrebbe fatto riferimento alle vicende di un “sistema” che lui stesso aveva già illustrato in altre inchieste e quindi secretate, ma che non avrebbero riguardato la Procura di Taranto. A proposito del Consiglio superiore della Magistratura, poche ore dopo il termine dell’interrogatorio di garanzia di Amara, il Procuratore Curcio ha diffuso un comunicato nel quale ha sottolineato che «non è confermata la circostanza che l’allora componente del Csm, Elisabetta Casellati, abbia avuto un incontro diretto e personale con l’avvocato Amara».

venerdì, 11 Giugno 2021 - 16:51
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