Crollo del Ponte Morandi, chiesto il rinvio a giudizio di 59 indagati e 2 società. Ma la prescrizione incombe: ecco i reati a rischio

ponte Morandi
Il ponte Morandi crollato a Genova la mattina del 14 agosto 2018

L’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi è finalmente chiusa. Chiusa e prossima ad approdare in un’aula di Tribunale. Tre anni dopo la tragedia che costò la vita a 43 persone, la procura della Repubblica di Genova (pm Massimo Terrile e Walter Cotugno) ha chiesto il rinvio a giudizio per 59 indagati più due società (Aspi e la sua ex controllata Spea), stralciando la posizione di 10 per ulteriori accertamenti investigativi. L’atto d’accusa è racchiuso in oltre 2000 pagine, trasmesse all’ufficio gip che dovrà fissare l’udienza preliminare, e si snoda in un rosario di contestazioni (mosse a vario titolo): omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.

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Tradotto: per la procura il crollo del Ponte è stata la conseguenza di un errore di esecuzione cui si è sommato, negli anni, un mancato serio intervento di recupero. Intervento che non vi fu perché, è il sospetto della procura, buona parte degli indagini era convinto che il viadotto non sarebbe mai venuto giù. E, invece, la mattina del 14 agosto del 2018 a Genova si consumò un’ecatombe.

Di questo connubio mortale di colpe devono rispondere, tra gli altri, l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, l’ex manager Paolo Berti e l’ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli e per l’ex ad di Spea Antonino Galatà.

Tra le posizioni stralciate, invece, ci sono Roberto Acerbis, Vittorio Barbieri, Galliano Di Marco, Giovanni Dionisi, Carlo Guagni, Giorgio Peroni, Luigi Pierbon, Alessandro Pirzio Birolli, Giorgio Ruffini, Alessandro Severoni. Tre i nomi invece espuntati per decesso nel corso delle indagini: quello di Luigi Forti, Celso Gambera e Graziano Baldini. Chi verrà condannato dovrà pagare anche le spese processuali, tra le quali una parte del software che la procura ha preso per elaborare le migliaia di file sequestrate e costato circa due milioni di euro.

I reati prossimi alla prescrizione
Adesso si attende la fissazione dell’udienza, nella consapevolezza che già ad ottobre dell’anno prossimo ci saranno contestazioni che andranno in prescrizione. Insieme alla richiesta di rinvio a giudizio, è stato infatti depositato il prospetto delle prescrizioni dal quale emerge che nell’ottobre del 2023 scatteranno le prime prescrizioni in relazione all’accusa di omissione di atti d’ufficio mentre i falsi si prescriveranno a partire da giugno 2024. Nel 2026, invece, inizieranno le prime prescrizioni per gli omicidi colposi per gli indagati che hanno cessato la propria carica prima del 2005, quando c’era ancora la legge Cirielli: tra questi potrebbero rientrare l’ex ad Pierluigi Ceseri e l’ingegnere Gabriele Camomilla. Le altre prescrizioni scatteranno tra il 2031 e il 2036 per l’attentato alla sicurezza dei trasporti e la rimozione dolosa dei dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro, e per gli omicidi colposi per gli indagati che erano in carica al momento della tragedia o che lo erano cessati tra il 2005 e il 2016.

Le richieste di rinvio a giudizio arrivano dopo tre anni di indagini, centinaia di intercettazioni, decine di escussioni di testimoni portate avanti dagli investigatori della Finanza. Atti conservati in oltre duecento faldoni e 92 hard disk da due tera ciascuno. Nel corso delle indagini sono stati fatti due incidenti probatori: il primo ha fotografato i resti del viadotto al momento del crollo mentre il secondo ha stabilito le cause della tragedia. Un lavoro certosino che ha scoperchiato, secondo l’accusa, un modus operandi del vecchio management della società: massimo risparmio per una minima spesa in modo da garantire ai soci alti dividendi. Dalla tragedia sono nate altre tre inchieste: quella sui falsi report sui viadotti, quella sulle barriere fonoassorbenti pericolose e quella sui falsi report sulle gallerie e la loro mancata messa in sicurezza. Nel frattempo la società Spea è stata esautorata (già da due anni) e i controlli delle infrastrutture sono stati affidati a società esterne di ingegneria, mentre sono stati potenziati i sistemi di controllo e prevenzione.

L’elenco degli imputati riportato da Il Secolo XIX
Paolo AgneseSerena AllemanniAlberto AscenziClaudio BandiniMario BergamoLanfranco BernardiniPaolo BertiAntonio BrencichSalvatore BuonaccorsoGabriele CamomillaCarlo CasiniGiovanni CastellucciMaurizio CeneriPierluigi CeseriStefano ChiniAgostino ChisariVincenzo Cinelli
Mauro ColettaEmanuele De AngelisMatteo De Santis
Fulvio Di TaddeoMichele Donferri MitelliGiorgio FabrianiRoberto FerrazzaLucio Ferretti TorricelliMichele FranzeseLuca FrazzicaAntonino GalatàMassimiliano GiacobbiMarita GiordanoIgino LaiMauro Malgarini
Stefano Marigliani
Dino MaselliGiorgio MelandriAlessandro Melegari
Massimo Meliani
Riccardo Mollo
Alessandro Natali
Giampaolo NebbiaGiovanni ProiettiFranco Rapino
Michele RenziRiccardo RigacciMariano RomagnoloMassimo Ruggeri Faibio SanettiMichele Santopolo
Bruno SantoroUgo SartiniMario ServettoGiuseppe SiscaNicola SpadavecchiaPaolo StrazzulloCarmine TestaMarco TrimboliAntonino ValentiMarco Vezil
Federico Zanzarsi

lunedì, 28 Giugno 2021 - 08:57
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