Ddl Zan, trincea in Senato: Renzi-Salvini alleati per affossare il testo. Ma anche tra Dem e grillini spira aria di franchi tiratori


La mina vagante è ancora una volta Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva si mette di traverso nella marcia per l’approvazione del Ddl Zan che introdurrebbe, se approvato, i reati contro omo e transfobia ma anche altre fattispecie su cui l’ex sindaco di Firenze chiede un deciso intervento correttivo in particolare sul tema identità di genere e scuola. Una posizione che ha scatenato una rissa di reazioni politiche e non solo. Renzi, insomma, anche nella vicenda del Ddl Zan predilige il ruolo di pietra dello scandalo. Risultato: una caterva di insulti, come racconta nella quotidiana e-news: «Sto ricevendo insulti, minacce, auguri di morte – scrive – Questo in nome della tolleranza. La tolleranza degli intolleranti, per recuperare un concetto di Pasolini».

Prosegue polemico contro chi lo crocifigge sui social: «Io ho firmato la legge sulle Unioni Civili, mettendo la fiducia dopo che gli altri avevano solo fatto convegni e progetti a vuoto. Non prendo lezioni da chi usa i diritti come bandierine, senza ottenere risultati: io i diritti li allargo, davvero.
Ma servono le riforme, non i tweet».

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Il clima, su una delle proposte di legge che sta infiammando il dibattito dell’opinione pubblica in Italia, è infuocato come le temperature di questi giorni. Il testo, passato alla Camera, rischia di saltare al Senato con lo scrutinio segreto; ago della bilancia è appunto Italia Viva  (che alla Camera quel testo lo ha votato «perché aveva la maggioranza» spiega Renzi) che lancerebbe un salvagente alla destra, contraria a questo Ddl, ma andrebbe a rompere l’assetto dei partiti di centrosinistra se, come emerge da diverse ricostruzioni giornalistiche, visto tanto nel Partito democratico tanto nel Movimento Cinque Stelle non mancano i malpancisti pronti a far naufragare il disegno di legge in Senato. Tra Dem e grillini, secondo l’ultima conta, ‘mancano’ all’appello dei pro-Ddl Zan ben 12 voti. Sul fronte opposto, Lega e Forza Italia sarebbero pronti a dire sì agli emendamenti di Italia Viva. Perché il partito dei renziani non si limita a dire no, ma lancia la propria controproposta che annacquerebbe il testo attuale innestando il provvedimento firmato da Ivan Scafarotto.

Ma qual è questa controproposta? In una diretta Facebook, nei giorni scorsi Renzi ha voluto rispondere direttamente sulla vicenda spiegando cosa chiede. «Non si può dire che votiamo una legge alla Camera e non la votiamo al Senato – dice Renzi – E al Senato non contano i like degli influencer o gli insulti ma i voti dei senatori che a scrutinio palese vede una maggioranza con 10-15 voti in più della minoranza. In vista del voto, una parte dei senatori ipocritamente ma secondo legge con scrutinio segreto si prepara ad affossare la legge. Senatori che non sono di Italia Viva, perché ci sono divisioni profonde interne sia tra Cinque Stelle che tra i democratici. E questo lo sanno tutti».

«Portiamo a casa la legge che difende i ragazzi da attacchi omofobi – continua – o la affossiamo con il voto segreto? Troviamo invece un compromesso». Ovvero approvare la legge Scalfarotto: «Con la Zan si rischia, con la Scalfarotto si passa».

La parte che si vuole fermare riguarda gender e scuola, senza toccare la parte relativa a omo e transfobia e la tutela delle persone oggetto di violenza verbale e fisica in ragione della loro identità sessuale e genere. In sostanza: via l’articolo 1 con la discussa definizione di identità di genere (“per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”), via l’articolo 4(“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”) per tutelare il pluralismo delle idee e inserire un richiamo all’autonomia scolastica per impedire che la giornata contro l’omotransfobia si trasformi in propaganda gender nelle scuole.

Dunque, ancora una volta Renzi è l’uomo del giorno. Anzi della settimana. Come a gennaio, quando traghettò l’Italia dall’era Conte all’era Draghi, oggi si impone sul dibattito su una legge che, sebbene sostenuta molto a livello mediatico anche grazie al battage di personaggi dello star system e dei social, e nonostante intervenga su temi sacrosanti come il rispetto delle identità e scelte sessuali e private altrui, presenta dei punti controversi. Si badi: controversi non solo a destra, ma anche a sinistra. Si è detto dei mal di pancia dei Dem, si aggiungano ad esempio quelli delle femministe contrarie all’articolo sull’identità di genere. In questo dibattito, in pratica Renzi potrebbe per alcuni essere più che uno che rompe le uova nel paniere un mediatore. Per altri invece è solo uno a cui piace innescare risse e poi ritrarsi. Di certo con la sua posizione ha costruito – di nuovo – una insolita alleanza con Matteo Salvini e indispettito Letta e i piddini. Il segretario Dem ieri si è fatto sentire. Sul ddl Zan, ha detto a La7, «il Pd non chiederà il voto segreto su nessun emendamento», attaccando poi  Matteo Renzi e Matteo Salvini parlando del leader Iv che si «sfila e copre col voto segreto» e della Lega che fa «giochini». In questo clima, si arriva oggi in Senato: nell’aula di Palazzo Madama si deciderà sulla calendarizzazione del testo, che dovrebbe essere fissata a partire dal 13 luglio: primo step per verificare se esiste davvero l’asse Renzi-Salvini. Si aprono le danze, anzi. Si riapre la trincea del Senato.

martedì, 6 Luglio 2021 - 08:22
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