Renzi e Letta, gli arcinemici affossano la legge contro l’omofobia. Mediazioni flop, si va in Senato col rischio di un Vietnam


Alla fine nella trincea di Palazzo Madama ciascuno è rimasto barricato sulle proprie posizioni, materializzando il rischio di vedere affossato il Ddl Zan e con esso i ventennali sforzi del Parlamento di realizzare una legge che combatta l’omotransfobia. Nessuna apertura dal Partito democratico alle richieste di Matteo Renzi che avrebbe voluto emendare il testo che porta la prima firma del deputato Pd Alessandro Zan innestandolo con quello a firma del suo parlamentare Ivan Scalfarotto. Niente di fatto. Dopo  274 giorni dall’approdo al Senato, era il 5 ottobre del 2020, e la fase di immobilismo in Commissione Giustizia, l’intesa da parte dei capigruppo non è stata trovata e il prossimo appuntamento in aula, quello del 13 luglio, potrebbe trasformarsi per i sostenitori del disegno di legge in una carneficina: a differenza della Camera, che ha approvato in scioltezza il testo, al Senato i numeri non ci sono: mancano le destre, manca Italia Viva, mancano anche almeno 12 tra senatori dem e grillini ‘malpancisti’ rispetto al Ddl Zan. Fallito anche il tentativo di mediazione della Lega, che aveva proposto di far slittare la discussione in Aula al 20 luglio per consentire di trovare un accordo; proposta condivisa con Forza Italia, ma rifiutata da Pd, Movimento Cinque Stelle e Leu che invece puntavano e puntano all’approvazione del testo originario senza emendamenti.

A questo punto, dunque, si andrà in voto al buio. Ciascuno maneggia il proprio pallottoliere; i renziani sono convinti che il testo non passerà senza emendamenti, così pensa pure il centrodestra. A sinistra si ha ancora la speranza di uno scarto di circa venti voti. Stando alle indiscrezioni, si può però tracciare una previsione. Se non vi saranno modifiche i contrari sono 51 senatori di Forza Italia, 20 di Fratelli d’Italia, 64 della Lega, 17 di Italia Viva, 7 Idea (Identità e Azione)  più alcuni del gruppo misto. Con lo spettro del voto al buio, appare difficile che i sostenitori del Ddl riescano a bucare le linee nemiche.

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Matteo Salvini, leader leghista, ancora ieri assicurava che il Carroccio continuerà «a insistere sul dialogo» fino al 13 luglio, addossando a Enrico Letta, segretario dei Dem, la responsabilità di avere «affossato» il disegno di legge. Proprio i leghisti, attraverso il realtore Andrea Ostellari, avevano proposto di eliminare nel ddl le parole identità di genere ovunque ricorressero, ottenendo un niet come risposta. Tentativo di mediazione apprezzato dai renziani, che in questi giorni stanno sperimentando un insolito asse con i leghisti, prove generali di futuri possibili abboccamenti per esempio in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica. Il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone è esplicito: «Il presidente Ostellari ha fatto un reale passo in avanti sia nel merito che nel metodo, si va seriamente avanti nella concreta volontà di trovare un’intesa. Pd e 5 stelle facciano adesso uno sforzo costruttivo e dimostrino di avere a cuore l’obiettivo di portare a casa la legge contro le discriminazioni omotransfobiche, evitando di proseguire per successivi strappi. Noi voteremo comunque il calendario per il 13 se non si trova l’intesa altrimenti , ma lo scontro frontale è un grande errore e chi lo porta avanti se ne assume l’esclusiva responsabilità».

«Calendarizzato il Ddl Zan – ha twittato invece il segretario Dem Letta, sicuro di sé – Quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo».  

Tranchant il commento del parlamentare il cui nome sarà per sempre legato al disegno di legge, Alessandro Zan, che con piglio deciso poco prima della discussione affermava: «Paura che la legge non venga approvata? Intanto, andiamo in aula dalla commissione giustizia e incrociamo le dita. Poi leggiamo gli emendamenti dei partiti».

Incrociare le dita non servirà, servono i numeri a Palazzo Madama. Serve un accordo per scongiurare che gli sforzi per una legge contro i reati di odio omo e transfobico siano vanificati del tutto, accordo che sembra impossibile perché quello sul Ddl Zan si sta trasformando anche nell’ennesima resa dei conti tra Italia Viva e Pd. Nella rinnovata sfida tra Renzi e Letta, gli arcinemici, che rischia di trasformare la battaglia per la tutela dei diritti del mondo Lgbt Q+ un Vietnam.

mercoledì, 7 Luglio 2021 - 08:45
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