Mondo di Mezzo, Alemanno assolto dall’accusa di corruzione dopo 7 anni. L’ex sindaco di Roma: «Fine di un incubo»

Gianni Alemanno

Un’Odissea giudiziaria durata sette anni. Una carriera politica di fatto stroncata dopo il coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Roma ‘Mondo di Mezzo’ (ex Mafia Capitale). Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, esce assolto in Corte di Cassazione dall’accusa più pesante, quella di corruzione, mentre è stato deciso un nuovo processo di appello per l’altra che resta in piedi, relativa al traffico di influenze illecite.

Una assoluzione che è un brutto colpo per la pubblica accusa, che vede respinte le proprie teorie, che avrebbero portato in carcere l’ex esponente di Alleanza nazionale. Il procuratore generale Perla Lori aveva infatti chiesto la conferma della condanna a sei anni in Appello, risalente allo scorso ottobre, e un nuovo appello per rideterminare le pene accessorie, in particolare l’interdizione dai pubblici uffici.

L’assoluzione è invece piena (per non aver commesso il fatto) per la principale accusa mossa ad Alemanno, ovvero quella di corruzione in relazione a una gara di appalto sulla raccolta differenziata; prescritta invece l’ipotesi di corruzione nell’ambito della vicenda del pagamento dei debiti di Ama, la municipalizzata del Comune di Roma che si occupa di raccolta, trattamento e smaltimento. Confermata invece la condanna a sei mesi per l’accusa di finanziamento illecito e disposto un nuovo appello per rideterminare la pena per traffico di influenze illecite in relazione alla vicenda dello sblocco dei pagamenti Eur Spa.

Si conclude così l’iter giudiziario iniziato nel 2014 quando Gianni Alemanno fu iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” per concorso esterno in associazione di stampo mafioso e corruzione; la prima accusa fu archiviata nel 2017, ma restò in piedi quella di corruzione e poi di finanziamento illecito. La pubblica accusa riteneva che l’ex sindaco di Roma avesse ottenuto 223 mila euro tra il 2012 e il 2014.

«E’ la fine di un incubo durato sette anni – ha commentato Alemanno – e che obiettivamente poteva essere evitato. Mi sono ritrovato prima mafioso, poi corrotto, adesso rimane un piccolo traffico di influenze che sarà la Corte di Appello a giudicare. Questa sentenza ridimensioni questa vicenda: non c’è più corruzione, non c’è più quel fango che mi è stato tirato addosso».

venerdì, 9 Luglio 2021 - 10:01
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